Testo in attesa di traduzione - Testo originale in tedesco
La prima parte dell’aggiornamento scientifico del 15.02.2022 presenta l’attuale valutazione della situazione epidemiologica. La seconda parte tratta alcune osservazioni per la gestione del SARS-CoV-2 nei prossimi 12 mesi (pdf). In particolare vengono illustrati scenari, possibili interventi e preparativi da una prospettiva scientifica, allo scopo di mitigare per quanto possibile le conseguenze del SARS-CoV-2 sulla società. Le osservazioni qui presentate non sono da intendersi come una pretesa, bensì piuttosto come una possibilità per la gestione del SARS CoV-2 nei prossimi mesi e per il superamento delle future sfide pandemiche.
PRIMA PARTE
Valutazione della situazione epidemiologica
Situazione generale
In Svizzera, la variante Omicron BA.1 è dominante dalla settimana 51 del 2021. Nella settimana 5 del 2022, tale variante BA.1 registrava una frequenza del 91%. Il numero di casi confermati è aumentato continuamente fino alla fine di gennaio 2022, registrando tuttavia una riduzione da inizio febbraio. Dalla seconda metà di gennaio, il valore R è rimasto significativamente inferiore a 1.
La riduzione dei casi segnalati può essere parzialmente attribuita ad un calo dei test eseguiti nelle ultime due settimane. Tuttavia, si rileva una diminuzione anche delle quantità di SARS-CoV-2 nelle acque reflue in tutti gli impianti di trattamento monitorati[1] e, nonostante il calo nei test effettuati, il tasso di positività tende a scendere. Tali indizi potrebbero corroborare l’ipotesi che sia stato raggiunto il picco dei contagi per il sottotipo di Omicron BA.1.
Nelle ultime settimane sono rapidamente aumentati i contagi da sottovariante Omicron BA.2, che nella settimana 5 del 2022 ha costituito il 7,8% dei campioni sequenziati.
Dinamica
Secondo le stime più recenti, dopo il picco di 1,5 raggiunto il 25.12.2021 il valore R è stato significativamente superiore a 1 fino ad alcuni giorni della prima settimana del 2022. A partire da metà gennaio il valore R è sceso e dal 21 gennaio 2022 si colloca invece significativamente sotto l’1.
La media mobile a 7 giorni del tasso di riproduzione in Svizzera è 0,84 (intervallo di confidenza del 95%, IC: 0,79-0,9); tale dato riflette la situazione dei contagi nel periodo dal 29 gennaio al 04 febbraio 2022[2].
Le stime del tasso di riproduzione effettivo Re su base giornaliera per la Svizzera sono:
- 0,82 (95% IC: 0,75-0,88) sulla base dei casi confermati al 04.02.2022.
- 0,83 (95% IC: 0,74-0,94) sulla base delle ospedalizzazioni al 29.01.2022. Come discusso nel rapporto epidemiologico del 25 gennaio 2022[3], questa stima risulta tuttavia falsata dai ritardi nelle segnalazioni. A titolo di confronto, il tasso Re basato sui casi confermati è stimato, per lo stesso giorno, a 0,87 (95% IC: 0,82-0,92).
- 0,9 (95% IC: 0,63-1,22) sulla base dei decessi al 23.01.2022. A titolo di confronto, il tasso Re basato sulle ospedalizzazioni è stimato, per lo stesso giorno, a 0,91 (95% IC: 0,82-1,01). Il tasso Re basato sui casi confermati è stimato, per lo stesso giorno, a 0,89 (95% IC: 0,84-0,95).
A causa dei ritardi nelle segnalazioni e delle oscillazioni dei dati, i valori stimati potrebbero essere rettificati successivamente. In particolare, le segnalazioni degli ospedali nelle ultime settimane sono risultate incomplete[4]. Precisiamo che i valori di Re rispecchiano l’evento infettivo con un certo ritardo, poiché trascorre del tempo tra il contagio e l’esito del test o l’eventuale decesso. Per i valori Re basati sul numero di casi questo ritardo è di almeno 10 giorni, mentre per i decessi arriva fino a 23 giorni.
Parallelamente determiniamo i tassi di variazione di casi confermati, ospedalizzazioni e decessi negli ultimi 14 giorni[5]. I casi confermati hanno registrato una riduzione del -29% (IC: da -21% a -36%) a settimana. Le ospedalizzazioni segnalate hanno registrato una riduzione del -18% (IC: da -10% a -25%) a settimana, benché tale numero possa ancora essere falsato dai ritardi nelle segnalazioni[6] menzionati in precedenza. I decessi sono diminuiti con un tasso del -15% (IC: da 9% a -34%) a settimana. Questi dati rispecchiano la situazione dei contagi di diverse settimane fa.
Nella nostra dashboard è possibile seguire l’andamento del numero di casi, delle ospedalizzazioni e dei decessi, stratificati per età[7]. Il numero di casi è stato in significativa flessione in tutte le fasce d’età, a eccezione delle fasce d’età sopra i 70.
Numeri assoluti
Il numero cumulativo dei casi confermati negli ultimi 14 giorni è di 4331 ogni 100 000 abitanti. Il tasso di positività dei test è del 35,7% (situazione all’11.02.2022, ultimo giorno per il quale si attendono ancora solo poche segnalazioni tardive).
Negli ultimi 14 giorni il numero di pazienti COVID-19 ricoverati/e nelle unità di terapia intensiva si è attestato su un valore compreso tra 196 e 219[8] persone (variazione pari al -1% (IC: da 5% a -8%) a settimana).
Il numero di decessi quotidiani confermati in laboratorio negli ultimi 14 giorni è compreso tra 7 e 23[9].
Varianti
Dalla settimana 51 del 2021 il sottotipo di Omicron BA.1 è dominante in Svizzera, è stato riscontrato oltre 14 500 volte e nella settimana 5 del 2022 ha raggiunto una percentuale del 91% di tutti i campioni sequenziati[10]. Il sottotipo di Omicron BA.2 è stato riscontrato finora 223 volte e, nella settimana 5 del 2022, è stato rilevato nel 7,8% di tutti i campioni sequenziati[11]. Attualmente la frequenza relativa del sottotipo BA.2 raddoppia nel giro di meno di una settimana. Qualora questa tendenza dovesse protrarsi, nel mese di marzo oltre l’80% dei casi confermati sarebbero causati da BA.2.
Gli studi condotti finora sulla diffusione epidemiologica di Omicron BA.1, sulla protezione vaccinale contro questa variante e sulla gravità dei contagi da Omicron sono stati discussi nei nostri rapporti delle ultime settimane[12].
BA.2 sembra avere un vantaggio di trasmissione rispetto a BA.1: in uno studio danese descritto in un preprint, i tassi di attacco secondario di BA.1 e BA.2 sono stati stimati rispettivamente al 29% e 39%[13]. Alcuni dati in vitro suggeriscono che BA.2 riesca ad aggirare la protezione degli anticorpi di persone vaccinate e guarite in misura comparabile a BA.1. Tuttavia, l’attività degli anticorpi monoclonali Sotrovimab, utilizzati in Svizzera a scopo terapeutico, sembra essere significativamente ridotta nel caso di BA.2[14],[15]. In merito alla virulenza di BA.2 non sono ancora disponibili informazioni sufficientemente comprovate.
PARTE 2
Osservazioni sulla gestione del SARS-CoV-2 nei prossimi 12 mesi
Scenari, possibili interventi e preparativi da una prospettiva scientifica (pdf)
1. Scenari epidemiologici
Situazione di partenza
Alla fine dell’inverno 2021/22 prevediamo che la maggior parte delle persone in Svizzera avrà acquisito un certo livello di immunità al virus SARS-CoV-2, grazie al vaccino oppure a seguito del contagio. Durante il picco dell’ondata da variante Omicron, in 4 settimane sono risultate positive al SARS-CoV-2 in Svizzera quasi 900 000 persone[16]. Considerando un numero di casi non rilevati pari a circa 3-4 volte [17] ciò significa che fra il 30 e il 40% delle persone in Svizzera ha contratto la variante Omicron del SARS-CoV-2 in queste 4 settimane. Inoltre al momento, ossia a metà febbraio 2022, il 70% della popolazione svizzera ha ricevuto almeno una dose di vaccino contro il SARS-CoV-2[18].
La probabilità di ospedalizzazione a seguito di un test positivo si è significativamente ridotta negli ultimi 12 mesi. Il motivo principale di tale riduzione è il vaccino, che dimostra di offrire un’elevata efficacia di protezione contro i gravi decorsi della malattia per tutte le varianti in circolazione. Il calo del tasso di ospedalizzazione dei casi positivi si è intensificato ancor di più dall’inizio del 2022, grazie alla crescente diffusione della variante Omicron. Tale variante contagia le persone vaccinate e guarite in misura maggiore rispetto alla Delta, per cui una percentuale più elevata di persone contagiate è protetta dal decorso grave grazie al vaccino. Inoltre, Omicron presenta una virulenza intrinseca inferiore, come dimostrato da studi clinici[19],[20] (la cui sintesi è disponibile in [21]) e come suggerito anche da esperimenti di laboratorio e su animali[22],[23].
Per le persone ancora non vaccinate, non contagiate o per coloro che non possono essere protetti dal vaccino perché immunodepressi sussiste tuttora un rischio elevato di decorso grave in caso di infezione da SARS-CoV-2[24].
Figura 1. Numero di ospedalizzazioni in relazione al numero di casi positivi in percentuale (intervallo di confidenza 95%).
[Hospitalisationswahrscheinlichkeit (%) = Probabilità di ospedalizzazione (%); Impfungen = vaccinazioni; Omikron dominant = Omicron dominante; Impfabdeckung (%) = Copertura vaccinale (%)]
Sebbene nel prossimo periodo siano prevedibili ulteriori momenti di circolazione elevata del virus, la pressione sugli ospedali dovuta alla malattia prevista per il futuro è decisamente inferiore rispetto ai mesi antecedenti alla comparsa del vaccino. Diversi studi dimostrano che la protezione contro un decorso grave dopo la vaccinazione o il contagio è nettamente superiore e di durata maggiore (con una durata della protezione probabilmente di anni in caso di esposizione ripetuta alla proteina spike tramite vaccinazione o contagio) rispetto alla protezione dal contagio e da un decorso lieve con sintomi concentrati nel tratto respiratorio superiore (dove la protezione decade dopo qualche settimana o mese).
Di seguito verranno discussi due scenari potenziali e a nostro avviso verosimili di sviluppo a medio termine della situazione in Svizzera, presentando possibili interventi per mitigare l’impatto sulla popolazione dei virus dell’apparato respiratorio.
Scenario A: fase con immunità elevata della popolazione contro i decorsi gravi
In questo scenario, la popolazione mantiene un’elevata immunità contro i decorsi gravi. Attualmente (febbraio 2022) la popolazione dispone di un’immunità elevata grazie alla vaccinazione e ai contagi. Per la primavera del 2022 prevediamo un’ulteriore riduzione della circolazione del virus e una transizione verso lo scenario A (immunità elevata della popolazione contro i decorsi gravi). Tale fase si protrarrà finché rimarrà ampiamente diffusa l’immunità contro i decorsi gravi della malattia, data da un’immunità permanente per lungo tempo oppure da un richiamo tramite vaccinazioni o contagio ripetuto. Dato che il SARS-CoV-2 negli ultimi 24 mesi ha dimostrato chiare fluttuazioni stagionali in Europa centrale, prevediamo un modello ricorrente di ondate di contagi nei mesi invernali.
La transizione verso lo scenario A non significa che il SARS-CoV-2 non rappresenti più un rischio per la salute pubblica o che eventuali misure di prevenzione, trattamento e riabilitazione possano essere eliminate. Per le persone che non hanno potuto acquisire una forte risposta immunitaria, il rischio di decorso grave continua ad essere paragonabile ai livelli di inizio 2020. I cosiddetti decorsi più lievi significano comunque che le persone contagiate presumibilmente non possono svolgere le loro attività quotidiane per diversi giorni a causa dei sintomi della malattia. Inoltre, le conseguenze a lungo termine del COVID-19 (Long Covid) che compaiono in alcuni/e dei/delle pazienti sono ancora in gran parte poco comprese. Sebbene con la comparsa dello scenario A si parli spesso di fine della fase pandemica, le misure di prevenzione, trattamento e riabilitazione continuano a rivestire grande importanza. A titolo di confronto possiamo considerare che la malaria è endemica (e non pandemica) nei Paesi tropicali e provoca annualmente oltre 400 000 decessi[25]. Ciò significa che ogni anno 1 persona su 20 000 in tutto il mondo muore di malaria. In questo caso, è logico che continuino ad essere applicate misure di protezione, come ad esempio le reti antizanzara.
Lo scenario A riassume gli scenari da 1 a 3 (su un tot. di 4 scenari) dello Scientific Advisory Group for Emergencies (SAGE,[26]) britannico[27]. Anche nella relazione del SAGE emerge chiaramente che lo scenario A comporti dei rischi, i quali generano sfide che le società dovranno affrontare nel gestire il SARS-CoV-2.
SARS-CoV-2 è un nuovo virus e molte domande sono ancora senza risposta. Ad esempio, disponiamo di scarse informazioni su quali persone siano soggette a un maggiore rischio di disturbi di salute a lungo termine a seguito del contagio da SARS-CoV-2 (Long Covid)[28] e sulla durata di tali disturbi dopo il contagio. Inoltre, in una prospettiva a lungo termine di diversi anni, lo scenario A prevede la possibilità di forti ondate stagionali di malattia in inverno, le quali potrebbero rivelarsi molto più incisive rispetto alle influenze stagionali. Per questo motivo è auspicabile agire secondo il principio di prevenzione allo scopo di tutelare la popolazione.
Scenario B: fase con immunità ridotta della popolazione contro i decorsi gravi
Questo scenario si verificherebbe qualora l’immunità della popolazione contro i decorsi gravi registrasse un calo rapido e significativo. Ciò potrebbe verificarsi perché l’immunità non viene rafforzata attraverso nuove vaccinazioni o contagi, oppure a seguito della diffusione di una nuova variante in grado di sfuggire all’immunità contro i decorsi gravi acquisita tramite vaccinazione o contagio con la variante attualmente in circolazione. Questo scenario potrebbe provocare nuovamente una situazione di grave emergenza per la salute pubblica in Svizzera. Il sistema sanitario potrebbe subire di nuovo una forte pressione, in particolare sugli ospedali, causando gravi difficoltà a livello sociale a causa dell’alto numero di contagi. Lo scenario B è comparabile a momenti passati durante la pandemia nei quali l’immunità della popolazione era scarsa. Lo scenario B qui presentato corrisponde allo scenario 4 del SAGE[29].
Obiettivi
Per lo scenario A (elevata immunità della popolazione contro i decorsi gravi) l’obiettivo dovrebbe essere quello di evitare il passaggio allo scenario B (ridotta immunità della popolazione contro i decorsi gravi), riducendo per quanto possibile le conseguenze del SARS-CoV-2 sulla società.
Di seguito discutiamo dal punto di vista scientifico gli elementi principali che possono rivelarsi d’aiuto nel raggiungere tale obiettivo (paragrafi 2-11). Inoltre, presentiamo strumenti e possibili interventi che potrebbero essere utilizzati in caso si verifichi una transizione verso lo scenario B (paragrafo 12).
2. Possibili misure generali volte a ridurre la diffusione dei virus dell’apparato respiratorio
Situazione
Alcune semplici misure possono ridurre il potenziale carico della malattia provocato dal SARS-CoV-2 e da altri virus che colpiscono l’apparato respiratorio. Specialmente nei mesi invernali, le ondate di SARS-CoV-2 possono coincidere con la diffusione di altre patologie del tratto respiratorio e causare quindi problemi significativi per le persone contagiate, mettendo nel contempo sotto pressione gli ospedali. Il SARS-CoV-2 e molti altri virus dell’apparato respiratorio si trasmettono tramite aerosol e goccioline, i quali possono accumularsi negli spazi chiusi a seconda del numero di persone per metro quadro e del ricambio d’aria nel tempo[30]. Negli spazi chiusi poco arieggiati, il contagio tramite aerosol si verifica indipendentemente dalla distanza. Il contagio tramite goccioline avviene invece in caso di distanziamento insufficiente.
Obiettivi
Una buona qualità dell’aria, l’utilizzo di mascherine e il rispetto del distanziamento si rivelano fondamentali per ridurre i contagi causati dai virus dell’apparato respiratorio[31]. La qualità dell’aria può essere definita buona quando la concentrazione di aerosol rimane bassa. Grazie alle mascherine vengono rilasciati nell’ambiente meno aerosol e meno goccioline, riducendo al contempo anche la quantità di aerosol e goccioline inspirate da ciascuno[32]. Il distanziamento protegge principalmente dal contagio provocato dalle goccioline.
Possibili interventi
Affinché le problematiche derivanti dalla malattia causata dai virus delle vie respiratorie rimangano contenute, è consigliabile prevedere un ricambio d’aria il più spesso possibile negli spazi chiusi. Quando il ricambio d’aria non è sufficiente e/o il numero di persone in proporzione è elevato rispetto alle dimensioni dello spazio, aumenta la concentrazione sia di aerosol sia di CO2. I sensori di CO2 possono segnalare una qualità dell’aria insufficiente e contribuire così a una migliore aerazione degli spazi[33]. Considerando che un ricambio d’aria insufficiente aumenta il rischio di contagio, ma al contempo un’eccessiva aerazione degli spazi riduce il comfort e aumenta il consumo di energia, l’impiego di sensori di CO2 può rappresentare un accorgimento semplice per ottenere un livello appropriato di ricambio d’aria. Contemporaneamente può essere verificata la possibilità di adeguare l’aerazione degli edifici per mantenere elevata la qualità dell’aria sul lungo termine. L’importanza fondamentale dell’aerazione in caso di incontri privati può essere ribadita tramite la comunicazione.
L’utilizzo situazionale delle mascherine, evitando gli assembramenti, può continuare a ridurre la circolazione del virus e dunque i picchi durante le ondate stagionali.
Se tutti utilizzano la mascherina negli spazi chiusi, si riduce il rischio di contagio e di conseguenza le problematiche ad esso correlate nei periodi in cui il numero di casi è più elevato. Tale affermazione viene comprovata da un calcolo del rischio di infezione per una persona in due scenari situati in spazi chiusi, effettuato sulla base dei dati attuali dell’istituto tedesco Max Planck Institut[34]. Entrambi gli scenari si concentrano sul rischio di contagio da SARS-CoV-2 a cui è soggetta una persona (denominata persona A) durante la permanenza in uno spazio chiuso. Nello scenario 1, tutti i presenti (inclusa la persona A) indossano una mascherina chirurgica. Nello scenario 2, la persona A indossa una mascherina FFP2, mentre gli altri presenti non portano la mascherina. Dallo scenario 1 allo scenario 2, il rischio di contagio per la persona A aumenta di una fattore compreso fra 20 e 300. Anche se la persona A cerca di proteggersi quanto più possibile (con una mascherina FFP2), il rischio a cui si espone è nettamente superiore se viene abolito l’obbligo di mascherina per tutti gli altri. Indossare collettivamente le mascherine chirurgiche, dunque, in questa situazione porta a un risultato migliore rispetto alla protezione individuale tramite l’utilizzo di mascherine FFP2 da parte di singoli soggetti.
Di conseguenza, finché il numero di casi e il conseguente rischio di contagio rimangono considerevoli, è necessario prendere in considerazione la possibilità di mantenere obbligatorio l’utilizzo delle mascherine negli spazi chiusi, in particolare qualora questi debbano essere frequentati da tutta la popolazione (trasporti pubblici, negozi di prima necessità, strutture sanitarie, istituti scolastici o di formazione) oppure qualora siano luoghi con un’elevata concentrazione di persone a rischio (case di riposo, strutture sanitarie). Grazie all’obbligo di mascherine negli spazi chiusi sarà possibile proteggere in modo efficace la popolazione, specialmente la categoria di soggetti a rischio, dalle conseguenze gravi e a lungo termine di un contagio, anche in caso di circolazione elevata del virus.
3. Monitoraggio dell’epidemia
3.1 Disponibilità dei dati
Situazione
Nel corso della pandemia, la situazione relativa ai dati è notevolmente migliorata. I dati più importanti vengono ora resi disponibili quasi in tempo reale su covid19.admin.ch[35].
Obiettivi
Con l’ulteriore automatizzazione e l’ampliamento del rilevamento dei dati, nonché riunendo i diversi insiemi di dati e adeguando i sistemi alle sfide della prossima fase della pandemia, sarà possibile garantire dati comprovati su cui basare le decisioni anche in questa fase. Inoltre, qualora si verificasse una transizione dallo scenario A (elevata immunità della popolazione contro i decorsi gravi) allo scenario B (ridotta immunità della popolazione contro i decorsi gravi), avremmo a disposizione una base di dati affidabile per affrontare una potenziale situazione di crisi.
Possibili interventi
Nel contesto di una preparazione a future ondate epidemiche, è appropriato automatizzare tutti i sistemi che contribuiscono agli indicatori chiave a livello nazionale (compresi tutti i dati presentati sulla Dashboard Covid-19). I processi automatici consentono infatti di evitare ritardi nelle segnalazioni ed errori manuali.
La portata e la qualità dei dati rilevati sono importanti tanto quanto la rapidità di rilevamento dei dati. Un collegamento delle diverse banche dati permetterebbe di rispondere ad alcune domande cruciali per il monitoraggio delle ondate epidemiche. Ad esempio:
- Quanti dei test positivi provengono da persone già vaccinate o guarite?
- Con quale variante sono state contagiate le persone ricoverate?
A tale scopo, sarebbe necessario in alcune circostanze adeguare le basi giuridiche (paragrafo 9).
È importante inoltre esaminare dove si verifichino importanti carenze nel rilevamento dei dati. Ad esempio, tramite un registro di vaccinazione per l’intera Svizzera sarebbe possibile mettere in correlazione il vaccino e la sua efficacia protettiva con il decorso clinico, determinando così la necessità di dosi di richiamo. Con un registro per il Long Covid, avremmo a disposizione un insieme di dati ampio e rappresentativo per analizzare la frequenza, gli sviluppi e la durata di sintomi di lunga durata a seguito di contagio da SARS-CoV-2.
3.2 Test
Situazione
Attualmente vengono testate, nei limiti del possibile, tutte le persone sintomatiche e coloro che sono stati a contatto con un caso confermato. L’esecuzione di test ricorrenti è stata ridotta durante l’ondata da variante Omicron.
Obiettivi
Un accesso più rapido ai test rimarrà importante per coloro che, in caso si verifichi una eventuale diagnosi di COVID, necessitano di un trattamento individuale immediato a causa di determinati fattori di rischio. Inoltre, i test potrebbero fornire informazioni in merito allo sviluppo epidemiologico. In caso si verifichi una transizione verso lo scenario B (ridotta immunità della popolazione contro i decorsi gravi), è necessario che la possibilità di testarsi sia di nuovo ampiamente disponibile.
Possibili interventi
Dopo la temporanea ondata da variante Omicron continuerà ad essere importante sottoporre ai test determinate fasce di popolazione, determinando l’attribuzione dei costi. Suggeriamo a tale scopo le seguenti fasce della popolazione:
- Le persone esposte al rischio di malattie gravi, per garantire loro un trattamento ottimale.
- Le persone sintomatiche che entrano in contatto con categorie a rischio, ad es. il personale di strutture sanitarie o case di riposo; l’obiettivo è impedire l’insorgere di focolai in tali strutture.
- Tutti coloro che vengono ricoverati per un trattamento stazionario negli ospedali o nelle strutture di cura, indipendentemente dalla diagnosi per cui avviene il ricovero. I test in occasione dell’ingresso in ospedale svolgeranno un duplice ruolo. Da un lato, tali test riducono il rischio di contagi nosocomiali. Dall’altro, fungono da prove a campione nell’ambito del monitoraggio generale.
- Nel quadro del sistema di sorveglianza Sentinella, le persone con sintomi alle vie respiratorie dovrebbero essere testate per rilevare l’eventuale presenza di un’ampia gamma di patogeni come il SARS-CoV-2, l’influenza, l’RSV e altri virus.
Le capacità di laboratorio presenti in Svizzera per test PCR a tappeto dovrebbero essere mantenute anche nei prossimi mesi. Per i centri che eseguono tali test va elaborato un piano per aumentarne di nuovo la capienza al massimo nell’evenienza in cui si rivelasse nuovamente necessario testare molte persone.
Con la comparsa di nuove varianti, va garantito che un laboratorio diagnostico (ad es. il laboratorio di riferimento a Ginevra[36]) analizzi immediatamente i test disponibili, per verificare che tali test siano in grado di rilevare i nuovi ceppi con la sensitività e specificità richieste. Se così non fosse, i test devono essere adeguati in modo tempestivo.
3.3 Programma di sorveglianza genomica
Situazione
A partire dalla primavera 2020, in Svizzera è stato creato un vasto sistema di sorveglianza genomica. Attualmente il programma di sorveglianza genomica[37] fornisce circa 2000 sequenze genomiche a settimana. A scopo di sorveglianza generale, una parte dei campioni disponibili viene selezionata fra tutti i test positivi su base casuale. Una seconda parte di campioni, più consistente, deriva invece dai/dalle pazienti ospedalizzati/e. Tale sorveglianza viene accompagnata da un sequenziamento mirato effettuato in caso di focolai a scopo di studio epidemiologico. I dati risultanti dalle analisi vengono resi disponibili pubblicamente[38],[39],[40] e valutati ogni settimana. Dal prelievo dei campioni alla pubblicazione del sequenziamento trascorrono di norma circa 2 settimane. Il programma si concluderà il 31.03.2022. Contemporaneamente, fino all’estate 2022 verranno prelevati regolarmente campioni di acque reflue in sei località, rilevando sia la concentrazione del virus SARS-CoV-2 sia anche la composizione genomica dei virus individuati[41],[42]. Per un’identificazione più rapida delle varianti, il sequenziamento genomico completo viene integrato da PCR allele-specifiche o dal sequenziamento del gene S[43]. Il rilevamento di tali dati ha permesso alla Svizzera di ottenere stime precise e tempestive in merito alle varianti in circolazione in diverse regioni del Paese[44],[45],[46].
Obiettivi
Dovrebbe essere mantenuto un programma di sorveglianza genomica per i campioni clinici e provenienti dalle acque reflue, al fine di individuare rapidamente nuove varianti e reagire in modo efficace. Per i campioni clinici, sarà fondamentale rilevare non soltanto le informazioni genomiche ma anche i relativi dati clinici.
Possibili interventi
Proponiamo di disporre nei prossimi 12 mesi il sequenziamento genomico completo del SARS-CoV-2 nei pazienti ospedalizzati e nei campioni provenienti dalla rete Sentinella. Un numero ridotto di massimo 5000 campioni al mese, o del 10% di tutti i casi positivi, dovrebbe restituire un’immagine sufficiente in merito alla diffusione delle diverse varianti di SARS-CoV-2 presenti in Svizzera. Ciò permetterà di riconoscere precocemente nuove varianti e le dinamiche che le contraddistinguono; si tratta di informazioni particolarmente importanti quando insorgono nuove varianti preoccupanti, oppure quando le varianti reagiscono diversamente ai farmaci o richiedono terapie specifiche[47]. In questo contesto è importante che per ogni sequenziamento genomico vengano rilevate anche informazioni in merito al decorso clinico dell’infezione da COVID. Le caratteristiche specifiche di ogni variante verranno così correlate ai decorsi clinici e ciò sarà fondamentale per le valutazioni degli sviluppi futuri nonché per la pianificazione delle risorse. Inoltre, l’introduzione di test PCR specifici per le varianti oppure il sequenziamento del gene S in presenza di una variante preoccupante permetterebbero di seguire da vicino la variante (rispetto al sequenziamento genomico completo)[48].
Indipendentemente dal rilevamento di campioni clinici, le analisi delle acque reflue possono fornirci preziose informazioni sulla circolazione del virus nella popolazione. In particolare, è possibile in tal modo riconoscere più prontamente la circolazione del virus nei gruppi che vengono testati poco e determinarne la variante[49].
Idealmente, un programma di sorveglianza non dovrebbe coprire soltanto il SARS-CoV-2, bensì anche altri virus RNA di rilevanza per la salute pubblica, ad es. i virus influenzali, il virus respiratorio sinciziale o il morbillo[50], dato che è possibile ottenere sostanziali sinergie nell’elaborazione dei campioni e nell’analisi bioinformatica successiva.
3.4 Sorveglianza immunitaria
Situazione
Negli ultimi due anni la maggior parte delle persone residenti in Svizzera ha sviluppato un certo livello di immunità al virus SARS-CoV-2 costituita da anticorpi e linfociti T, tramite il vaccino e/o a seguito di un contagio. Ci aspettiamo che sussistano grandi differenze tra le diverse fasce di popolazione, distinte ad esempio per l’età o per fattori socio-economici, sul piano dello sviluppo o della natura dell’immunità[51],[52],[53]. Esistono notevoli differenze tra la Svizzera e i Paesi circostanti per quanto riguarda l’immunità della popolazione. Tali discrepanze si basano su differenze nel numero, nel modo e nel momento in cui sono state fornite le dosi di vaccino, nonché sul fatto che nei diversi Paesi le varie fasce d’età sono state contagiate in periodi diversi e con una portata variabile. Ciò significa che i dati provenienti da altri Paesi non sono direttamente applicabili alla situazione in Svizzera. Nel corso delle ondate della pandemia provocate dalle varianti Delta e Omicron è emerso che la diffusione dell’immunità nella popolazione ha un’influenza decisiva sulla pressione a cui è sottoposto il sistema sanitario.
Nel corso della pandemia attuale, corona-immunitas ha raccolto e pubblicato dati relativi alla sieroprevalenza in generale[54], sebbene finora non sia stata applicata alcuna tecnica analitica che permetta di risalire alla neutralizzazione di specifiche varianti o all’immunità dei linfociti T. Il programma, presente in tutta la Svizzera, si è concluso alla fine del 202141.
Obiettivi
Un programma di sorveglianza immunitaria nei prossimi 12 mesi permetterebbe di identificare le lacune più importanti e di determinare una diminuzione nel tempo della protezione immunitaria nelle diverse fasce della popolazione. È importante in questo contesto che i dati siano disponibili in modo tempestivo e che venga misurata l’immunità specifica per le varianti. Tali dati permettono di sviluppare le future strategie di vaccinazione e di stimare la pressione prevista sugli ospedali[55].
Possibili interventi
Suggeriamo di misurare l’immunità fornita da anticorpi e linfociti T in modo dettagliato e ripetuto tramite campioni rappresentativi di diverse fasce della popolazione. In questo modo, sarà possibile reagire in modo rapido e mirato anche al comparire di una nuova variante. L’ondata da variante Omicron ha dimostrato che le misurazioni diagnostiche di anticorpi non permettono di fornire un’indicazione affidabile della protezione immunitaria. Al contrario, tramite l’analisi della neutralizzazione specifica per variante e dell’immunità dei linfociti T è stato possibile individuare la portata dell’evasione immunitaria quasi immediatamente dopo la comparsa della variante Omicron[56]. Se tali dati immunitari dettagliati sono disponibili tramite campioni prelevati presso la popolazione svizzera, possono essere confrontati con dati internazionali su nuove varianti permettendo così di formulare stime sulla gravità della malattia nonché adeguando le raccomandazioni di vaccinazione rapidamente e per ogni categoria.
Inoltre, in questo modo è possibile riconoscere tempestivamente il calo della protezione immunitaria della popolazione. Si è osservato che la protezione immunitaria decade col trascorrere del tempo[57]. La dinamica di tale riduzione[58] può declinarsi diversamente a seconda dell’età, dell’immunità di partenza e del numero o tipo dei contagi da SARS-CoV-2. Eseguire ripetutamente analisi immunitarie dei campioni prelevati presso la popolazione permette di misurare questo calo e funge da base scientifica per determinare il momento in cui è necessaria una dose di richiamo.
Proponiamo di istituire una banca dati immunitaria della popolazione svizzera, in cui convergano informazioni su tutte le dosi di vaccino somministrate e tutte le analisi di laboratorio specifiche per il SARS-CoV-2 eseguite finora nonché quelle future (test PCR, test antigenici, misurazioni degli anticorpi). La quantità, il momento e il tipo di esposizione al SARS-CoV-2 (tramite vaccinazione o contagio; quale variante) costituiscono informazioni decisive per anticipare la potenza e la durata della protezione immunitaria contro diverse varianti del virus nelle diverse fasce della popolazione.
4. Vaccinazioni
Situazione
Attualmente, a metà febbraio 2022, circa il 70% delle persone in Svizzera ha ricevuto almeno una dose di vaccino e circa il 40% tre dosi. Tre dosi di vaccino offrono una protezione elevata contro un decorso grave rispetto a tutte le varianti finora conosciute di SARS-CoV-2. I vaccini finora disponibili, tuttavia, proteggono in misura limitata da un contagio sintomatico con la variante Omicron di SARS-CoV-2[59].
Obiettivi
L’obiettivo del vaccino è impedire le malattie gravi. Grazie a un’elevata immunità presso la popolazione è possibile ridurre al minimo le conseguenze negative del virus sulle persone, senza che siano necessarie misure che limitano la società. In particolare, vaccinazioni di richiamo regolari potranno mantenere solida l’immunità per tutti coloro che presentano un rischio di decorso grave. Al momento non è chiaro se a partire da un determinato momento (ad esempio dopo essere stati esposti quattro volte a parti di SARS-CoV-2, ad esempio dopo tre dosi di vaccino e un’infezione) il rischio di un decorso lungo (Long Covid) diventi così ridotto e il contagio sia così lieve che i contagi successivi non provocano nella popolazione generale praticamente alcuna ripercussione negativa. Ciò è quanto si verifica per altri quattro coronavirus in circolazione presso la specie umana[60].
Possibili interventi
I dati provenienti dalla sorveglianza immunitaria (cfr. paragrafo precedente) e una banca dati immunitaria permetterebbero di orientare in modo mirato la strategia di vaccinazione della Svizzera. Inoltre, è importante che la disponibilità, l’approvazione e la raccomandazione di vaccini aggiornati contro il SARS-CoV-2 vengano garantite tempestivamente, prima di possibili future ondate epidemiche. Al momento non è possibile stimare in anticipo a quante persone verrà raccomandato di sottoporsi a un’ulteriore dose di vaccino. Per questo è necessario garantire le infrastrutture e il personale per la vaccinazione delle persone a rischio nell’autunno del 2022 tramite i Cantoni, nonché una capacità di espansione molto rapida dell’infrastruttura vaccinale, compreso il personale, per l’eventualità di una campagna vaccinale rivolta a tutta la popolazione (ad esempio con la possibilità di impiegare la protezione civile o l’esercito). È necessario inoltre chiarire la strategia con la quale si intende raggiungere un’elevato tasso di vaccinazione (ad es. tipo di comunicazione, contatto diretto, incentivi alla vaccinazione). Tramite un programma vaccinale combinato per SARS CoV-2 e influenza sarebbe possibile aumentare la diffusione del vaccino contro questi due patogeni, riducendo le ondate epidemiche di entrambi i virus durante l’inverno.
Una discussione importante per i prossimi mesi riguarda la questione di un possibile obbligo vaccinale. Tale discussione funge da preparazione per una possibile ricaduta in una fase con immunità ridotta nella popolazione contro i decorsi gravi (scenario B del paragrafo 1). Qualora in questa fase dovesse diventare chiaro che una forte ondata epidemica potrebbe causare il sovraccarico del sistema sanitario, e se emergesse chiaramente che un obbligo vaccinale per determinati gruppi potrebbe evitare un tale sovraccarico, la questione dell’obbligo vaccinale dovrebbe essere affrontata. Si tratta di una questione sociale, giuridica ed etica che richiede un’ampia conversazione nonché, in caso si proceda per l’obbligo, un possibile emendamento della legge sulle endemie.
A livello globale, il 62% delle persone ha ricevuto il vaccino[61]. La presenza di una immunità di base contro il SARS-CoV-2 nella popolazione di tutto il mondo è di primordiale interesse, sia per motivi umanitari sia anche per ridurre il rischio che compaiano ulteriori varianti preoccupanti. La Svizzera può svolgere un ruolo di primo piano nella produzione e nella distribuzione dei vaccini.
5. Assistenza sanitaria
5.1 Decorso acuto della malattia
Situazione
Attualmente, a febbraio 2022, i reparti e le unità di terapia intensiva degli ospedali svizzeri continuano a essere soggetti a una maggiore pressione a causa del COVID-19, ma la situazione è stabile.
Ad oggi, su circa 22 000-23 000 posti letto disponibili nei reparti, circa 18 000-19 000 sono occupati con circa il 10% di pazienti positivo al COVID. Circa la metà dei/delle pazienti COVID è ricoverata a causa dei sintomi COVID, l’altra metà con sintomi COVID. I/le pazienti COVID richiedono in media un onere maggiore rispetto a pazienti non COVID a causa delle misure di isolamento. La relazione sulla gestione ospedaliera in Svizzera[62], che analizza i riscontri ricevuti da 4000 esponenti del personale infermieristico nel 2021, rileva un carico di lavoro in aumento, esaurimento emotivo e tempi frenetici, con un calo della soddisfazione sul lavoro. Uno studio a lungo termine della ZHAW constata quanto segue: «Sei anni dopo l’ingresso nella professione, nove su dieci professionisti infermieristici qualificati prevedono di continuare a lavorare nel settore infermieristico anche nei dieci anni successivi. La maggior parte di loro, tuttavia, cita come condizione necessaria un miglioramento delle condizioni di lavoro»[63].
Nelle unità di terapia intensiva c’è disponibilità di personale per i posti letto certificati e oltre il 95% degli 873 posti letto certificati è in attività. La collaborazione con il servizio sanitario coordinato (SSC) nell’ambito del progetto di «Coordinamento nazionale in caso di afflusso considerevole di pazienti nelle UCI del 16.06.2020» e la relativa precisazione del 14.12.2021 hanno portato alcuni frutti sul piano delle unità di terapia intensiva (le valutazioni nel presente paragrafo sono di Hans Pargger, dell’ospedale universitario di Basilea, e si basano sul riscontro ricevuto da colleghi e colleghe da altri ospedali svizzeri). La base di dati per il progetto è costituita dal SII (sistema d’informazione e d’impiego dell’SSC). Si prevede di interrompere l’intera organizzazione nel quadro del coordinamento nazionale qualora il numero di pazienti COVID-19 ricoverati nelle unità di terapia intensiva si riduca ulteriormente rispetto ai numeri attuali, ossia di metà febbraio 2022. Secondo riscontri orali provenienti da tutta la Svizzera, la disponibilità all’impiego e la motivazione della maggior parte dei collaboratori e collaboratrici nelle terapie intensive sono buone e in crescita. Le carenze di personale sono meno gravi rispetto ad altri settori, potenzialmente per via dell’elevato tasso di vaccinazione del personale nelle terapie intensive.
La maggior parte dei casi pediatrici sono asintomatici, lievi o di media gravità. Si stima che circa lo 0,01-0,1% dei bambini contagiati necessiti di una visita in ospedale[64]. La maggior parte delle visite in ospedale sono brevi e non richiedono il ricovero in terapia intensiva. Per la variante Omicron, il rischio di un ricovero sembra essere ancora più ridotto[65] e il numero di ricoveri in crescita presso i bambini nel corso dell’ondata da variante Omicron rispecchia l’elevata circolazione del virus in questa fascia d’età. Al contrario di quanto avviene per gli adulti, non esistono comorbidità pediatriche chiaramente definite correlate a una maggiore probabilità di decorso grave da COVID-19.
I bambini sono stati esclusi dagli studi clinici sui farmaci. Di conseguenza, la terapia per COVID-19 a livello pediatrico è principalmente di supporto. Nelle situazioni in cui si potrebbe prendere in considerazione un trattamento mirato (COVID-19 pediatrico grave, COVID-19 lieve in bambini con comorbidità che negli adulti aumentano la probabilità di una malattia grave) la decisione si basa su risultati indiretti derivati dagli studi sulla popolazione adulta.
Per via della crescente immunità presso la popolazione e della migliore assistenza ai pazienti, il numero di decessi fra i pazienti e le pazienti COVID-19 in proporzione al numero di casi confermati è oggi, a inizio 2022, nettamente inferiore rispetto alle ondate pandemiche precedenti. Tuttavia, la medicina palliativa continua a svolgere un ruolo essenziale nell’assistenza di pazienti più gravi a fine vita e nella promozione di una pianificazione anticipata, aperta e tempestiva dell’assistenza. L’impegno profuso su questo fronte ha generato un’assistenza che risponde ai desideri, agli obiettivi e alle preferenze dei/delle pazienti, e ha fornito una guida per squadre di assistenza sanitaria che normalmente non gestivano pazienti di questo tipo.
Grazie al vaccino il tasso di mortalità da COVID-19 nelle case di cura si è fortemente ridotto. L’assistenza di lunga durata delle persone altamente vulnerabili pone grandi sfide. Una delle ragioni risiede nel fatto che una parte di queste persone non comprende o non può applicare le misure di prevenzione (ad es. le persone affette da demenza).
Alcuni dati rilevati nel corso della seconda ondata del 2020 sembrano indicare l’applicazione di un triage informale. Mentre a settembre 2020 circa il 20% dei/delle pazienti in ospedale è stato ricoverato in terapia intensiva, due mesi dopo questa percentuale era soltanto del 10%[66]. L’analisi della mortalità nel periodo di riferimento suggerisce che questa variazione non sia spiegabile con un miglioramento nelle terapie farmacologiche[67]. Ciò significa che la riduzione dei ricoveri in unità di cura intensive sia riconducibile a due fattori non esclusivi l’uno dell’altro: a causa della forte pressione allora subita dalle terapie intensive, è stato necessario adeguare implicitamente le decisioni di trattamento, oppure nella situazione in quel momento un elevato numero di pazienti ha deciso autonomamente di non accettare il ricovero in terapia intensiva (la preferenza in tal senso sarebbe quindi cambiata fortemente fra settembre e novembre 2020). Qualora tali decisioni vengano prese dai/dalle pazienti, è di fondamentale importanza che si basino effettivamente su una scelta informata e autonoma.
La disponibilità di medicinali mirati per contrastare il COVID-19 nella fase virale iniziale oppure nella fase infiammatoria successiva è cresciuta esponenzialmente rispetto a marzo 2020. Dopo che gli studi RECOVERY hanno confermato l’efficacia del desametasone nel ridurre la mortalità negli ospedali, il trattamento di pazienti con COVID-19 grave o di media gravità ha registrato un miglioramento[68]. In seguito, altri medicinali come il Tocilizumab e il Baricitinib hanno dimostrato di essere efficaci nello stadio avanzato della malattia. Il trattamento ambulatoriale del COVID-19 nello stadio iniziale ha beneficiato di medicinali antivirali specifici come ad esempio gli anticorpi monoclonali contro la proteina spike, oppure i medicinali somministrati direttamente per via orale quali il Molnupiravir e il Nirmatrelvir/Rironavir[69],[70],[71]. L’impiego di questi farmaci ha ridotto il rischio di complicanze associate al COVID-19 per pazienti ad alto rischio, in particolare per chi è affetto da immunodepressione[72],[73].
Obiettivi
Gli ospedali hanno bisogno di risorse per potersi preparare e poter così garantire un’assistenza sanitaria di qualità anche nei prossimi anni.
Possibili interventi
Negli inverni futuri è possibile che gli ospedali subiscano una pressione nettamente superiore rispetto alle stagioni precedenti alla pandemia a causa delle ondate di influenza e SARS-CoV-2. In generale è consigliabile adottare misure a breve termine per alleggerire il carico di lavoro del personale esistente, facendo sì che i professionisti attuali rimangano e rendendo più interessante il ritorno verso le professioni sanitarie. A medio e lungo termine, le capacità di formazione e perfezionamento professionale devono arrivare a soddisfare il fabbisogno nazionale per tutte le categorie professionali. La realizzazione dell’iniziativa sulle cure infermieristiche[74] dovrebbe coadiuvare tale processo.
Per i possibili interventi illustrati di seguito distinguiamo fra i diversi settori della medicina d’urgenza.
Unità di cure intense
In caso si verifichino nuovamente ondate stagionali forti o pandemiche, sarà necessario riattivare il coordinamento nazionale descritto poc’anzi, così come è stato fatto in primavera e in autunno 2021. Il monitoraggio potrebbe ad esempio essere garantito tramite una notifica settimanale al SII da parte di tutti gli ospedali. Qualora aumenti il numero di pazienti, la reintroduzione dell’organizzazione potrebbe avvenire in diverse fasi. Come organo di sorveglianza appare adeguato il comitato direttivo della delegazione per il coordinamento nazionale[75]. Un possibile valore limite è il superamento della soglia di 150 pazienti COVID-19 ricoverati/e nelle unità di terapia intensiva in Svizzera[76]. Il SII dovrebbe essere pronto a rimettere a disposizione le risorse necessarie nel giro di pochi giorni.
Advance Care Planning (ACP)
Alla luce del rischio elevato per molte persone (sia per il COVID-19, sia anche per altre patologie), l’ACP dovrebbe essere messa al centro del discorso pubblico[77]. Un’ACP eseguita in modo altamente qualificato migliora la qualità delle cure, incluse quelle a fine vita, riduce i ricoveri ospedalieri indesiderati e i trattamenti non richiesti a fine vita e aumenta la probabilità che le persone muoiano nelle circostanze che preferiscono, diminuendo il trauma subito dai familiari a causa del decesso di una persona cara[78],[79],[80],[81],[82]. Nell’attuazione dell’ACP è importante evitare gli errori, ad es. nel compilare il testamento biologico o nell’utilizzare piani di emergenza basati sul web senza previe discussioni specializzate[83]. È necessario trovare un equilibrio fra «Best Practice ACP» e un’ACP facilmente e ampiamente accessibile, ad es. attraverso webinar, risorse online o ambulatori virtuali specifici per l’ACP. Inoltre, la popolazione dovrebbe essere informata circa l’obiettivo dell’ACP e le competenze sanitarie generali in merito andrebbero migliorate.
Triage
A causa dell’enorme importanza sociale, giuridica ed etica del triage, è fondamentale elaborare questi aspetti in modo accurato e tempestivo. In questo modo è possibile comprendere e quantificare meglio che cosa ha significato concretamente la «messa a repentaglio dell’assistenza sanitaria». Ciò può fungere da base per ridurre il rischio di tali pericoli in futuro.
Medicinali
È necessario garantire che i medicinali siano disponibili in quantità sufficienti in qualsiasi momento. Uno dei rischi è anche il fatto che determinati medicinali si rivelino meno efficaci con l’insorgere di nuove varianti (ad es. Casirivimab/Imdevimab per la variante Omicron[84]). È fondamentale in questo contesto promuovere la ricerca clinica in Svizzera, ottenendo così un accesso precoce a nuove possibilità terapeutiche. Inoltre, attraverso ulteriori ricerche è possibile ampliare la gamma dei medicinali efficaci.
5.2 Conseguenze a lungo termine a seguito di un contagio da COVID
Situazione
Indipendentemente dal decorso della malattia (lieve, moderato, grave) si prevede che fino al 20% dei/delle pazienti soffra di problemi di salute persistenti nel tempo a seguito del contagio da COVID-19 (la cosiddetta sindrome Long Covid[85]). Attualmente, a metà febbraio 2022, il rischio di una sindrome di Long Covid presso le persone vaccinate con tre dosi e contagiate dalla variante Omicron è tuttora poco chiaro. A causa delle manifestazioni eterogenee del Long Covid si è affermato un approccio multidisciplinare per la diagnosi e per il trattamento del Long Covid, a livello sia nazionale che internazionale[86],[87]. Il Long Covid può comportare notevoli problematiche psichiche e socio-economiche per i soggetti interessati[88],[89]. L’attuale carenza di una definizione universalmente riconosciuta di Long Covid potrebbe ostacolare ulteriormente i soggetti interessati, anche per quanto riguarda il diritto all’assicurazione di invalidità. Le conseguenze a lungo temine sulla salute individuale, ma anche a livello sociale ad es. per l’assicurazione di invalidità, non sono ancora completamente prevedibili[90].
Obiettivi
L’obiettivo primario è ridurre la frequenza, la comparsa nonché la gravità del Long Covid attraverso la prevenzione o il trattamento, curando le persone interessate con terapie efficaci e garantendo una situazione finanziaria degna alle persone colpite inabili al lavoro.
Possibili interventi
L’approccio multidisciplinare menzionato nel paragrafo precedente richiede molte risorse e non è disponibile in misura sufficiente. Inoltre, si registra un urgente bisogno di migliorare la diagnosi e il trattamento del Long Covid. Appare necessaria in particolare ulteriore ricerca sulle modalità diagnostiche e sulle cure per il Long Covid; tale carenza potrebbe essere ampiamente colmata tramite uno studio di coorte. Le possibili ripercussioni dell’assicurazione di invalidità per il Long Covid andrebbero tenute in considerazione nella pianificazione.
5.3 Salute psichica
Situazione
Alcune meta-analisi dimostrano che nel corso della pandemia sono diventati più frequenti i disturbi come gli attacchi di panico e la depressione[91],[92],[93]. I sintomi psichiatrici hanno registrato un aumento soprattutto fra le persone con problemi psichiatrici pregressi, presso i gruppi di persone in difficoltà economica, fra bambini e giovani, per i genitori con bambini piccoli nonché fra il personale sanitario[94],[95]. Prendendo ad esempio i casi di depressione, registrati con uno strumento di misurazione standardizzata presso un campione ampio ma non rappresentativo nel quadro del Swiss Corona Stress Study, la figura 2 mostra la correlazione con l’età e l’aumento dei sintomi in Svizzera nel corso della pandemia[96].
Figura 2. Variazione del numero di persone con sintomi depressivi gravi in Svizzera fra febbraio 2020 e novembre 2021, in relazione all’età[97].
[Anteil Personen mit schweren depressiven Symptomen (PH-9 ≥ 15) in Abhängigkeit des Alters = Percentuale di persone con sintomi depressivi gravi (PHQ-9 ≥ 15) in relazione all’età;
Anteil in % (mit 95% Konfidenzintervallen) = Percentuale (con intervalli di confidenza del 95%);
Altersgruppen (Jahre) = Fasce d’età (anni); Total 43’554 Teilnehmende = Partecipanti totali: 43 554; November = Novembre; Mai = Maggio; April = Aprile; Februar (retrospektiv) = Febbraio (valori retrospettivi)]
La differenza del tasso di disturbi psichiatrici fra bambini e giovani, da un lato, e adulti dall’altro, si rispecchia anche nel ricorso alle terapie. Un sondaggio della Società svizzera di psichiatria e psicoterapia, condotto presso 852 psichiatri per pazienti di età adulta a febbraio 2021, ha rilevato che per la maggior parte dei partecipanti non era aumentato il numero di nuovi pazienti né il numero di terapie eseguite o i tempi di attesa per il 2020 rispetto al 2019. Gli psichiatri partecipanti hanno descritto tuttavia un aumento della richiesta di terapie per i pazienti già in cura, nonché presso i pazienti già curati in passato[98]. Secondo un sondaggio condotto ad aprile e maggio 2021 presso 454 psicologi e psichiatri per l’infanzia e l’adolescenza, il 78% dei partecipanti ha indicato che la disponibilità di terapie è decisamente insufficiente (rispetto al 38% prima della pandemia). Due terzi dei partecipanti dichiara un tempo di attesa di oltre tre mesi per terapie non urgenti[99]. Nel centro d’emergenza per l’infanzia e l’adolescenza della clinica universitaria psichiatrica di Zurigo, le visite ambulatoriali nella prima metà del 2021 sono aumentate del 40% rispetto alla prima metà del 2019, e i ricoveri di minori nel reparto psichiatrico per adulti sono più che raddoppiati[100].
Obiettivi
La priorità è offrire l’accesso a trattamenti psicologici e psichiatrici di elevata qualità e in numero sufficiente per tutti coloro che ne hanno bisogno. Va garantito in questo contesto che non ci siano lunghi tempi d’attesa e che i bambini e i giovani vengano seguiti da persone specializzate per la loro fascia d’età.
Possibili interventi
Lo stress per la salute psichica non si concluderà con il passaggio della pandemia in una fase di elevata immunità della popolazione contro i decorsi gravi (scenario A). Al contrario di quanto avviene per la malattia somatica da COVID-19 e la relativa necessità di trattamento medico e di infrastrutture, i disturbi psichici non si manifestano in correlazione diretta con la diffusione del virus e la vaccinazione della popolazione. Attualmente, e in previsione dei prossimi mesi, l’elevato numero di disturbi psichiatrici (soprattutto depressione, tendenze suicide e disturbi alimentari, in particolare per le ragazze) costituisce la principale sfida della psichiatria clinica; la pandemia ha intensificato le problematiche già presenti[101],[102],[103].
L’attuale offerta di sostegno psicologico e psichiatrico per i bambini e gli adolescenti non è sufficiente e dovrebbe essere ampliata secondo le necessità.
Al contempo, è consigliabile prevedere offerte di sostegno preventivo nelle scuole e nei centri per i giovani, nonché per le persone a rischio (persone con disturbi psichiatrici preesistenti, fasce della popolazione economicamente in difficoltà[104],[105], genitori con bambini piccoli, persone con decorso grave da COVID o Long Covid, personale sanitario). È importante altresì finanziare, promuovere e appoggiare la ricerca relativa alle conseguenze della pandemia da COVID-19 sulla salute psichica, affinché i risultati confluiscano in una strategia di prevenzione e trattamento a beneficio dei/delle pazienti.
6. Società
Situazione
Le persone con uno status socio-economico ridotto sono colpite dalla pandemia in modo più drastico rispetto a coloro il cui status socio-economico è elevato. Chi si trova dal lato più svantaggiato della società ha subito conseguenze economiche più forti [106], vive una maggiore insicurezza rispetto al proprio posto di lavoro[107],[108] e riceve minore sostegno pratico ed emotivo[109]. Inoltre, queste persone hanno incontrato maggiori ostacoli nel prendersi cura della propria salute psicologica e nell’autovalutazione del proprio stato di salute, nonché nell’accesso all’assistenza sanitaria[110],[111]. Nella categoria più elevata della SEP svizzera (socioeconomic position) la probabilità di morire durante la pandemia era inferiore del 34% rispetto alla categoria più bassa, sebbene tale differenza scompaia a partire dagli 80 anni[112]. Disponiamo di informazioni molto limitate su alcune categorie di persone particolarmente a rischio (senzatetto, persone prive di documenti, ecc.) ma alcuni rilevamenti dalla Svizzera indicano che tali persone siano state e siano tuttora profondamente colpite dalla pandemia e dalle conseguenti misure sanitarie, senza peraltro aver accesso né diritto alle norme di compensazione[113]. Questa disparità documentata nelle ripercussioni sperimentate conferma le previsioni della Conferenza svizzera delle istituzioni dell’azione sociale[114].
Le disparità nell’accesso alle risorse sanitarie e finanziarie si ripercuotono sul rischio di malattia e sulla capacità di accettare le raccomandazioni per la prevenzione del contagio, indebolendo anche la fiducia nelle istituzioni[115]: tutti questi fattori saranno necessari anche in futuro per un efficace contrasto della pandemia[116]. Sebbene il messaggio «siamo tutti nella stessa barca» sia particolarmente efficace per spingere le società ad agire contro una pandemia[117], le differenti conseguenze della pandemia e l’accesso diseguale alle risorse danneggiano questi messaggi e in ultima analisi anche l’efficacia del contrasto alla pandemia.
Nel 2020 le differenze di genere sul mercato del lavoro e in casa hanno portato a una riduzione più significativa dell’occupazione professionale [118] e a una più frequente attività domestica per le donne (specialmente per le madri) rispetto agli uomini.[119],[120]. Sebbene le differenze di genere siano rimaste stabili in tutta Europa anche nel contesto delle conseguenze della pandemia sull’occupazione, e in Svizzera tali disparità appaiano attenuate nel 2021[121], la situazione potrebbe ostacolare la carriera professionale delle donne sul lungo termine, in particolare per le madri lavoratrici con figli in età scolare. Nelle statistiche relative alla criminalità presentate dalla polizia svizzera per il 2020 non viene indicato alcun aumento della violenza domestica; tuttavia, i dati internazionali dimostrano l’esistenza di un rischio significativo di diffusione della violenza di genere contro le donne e contro le persone LGBTQ+ durante la pandemia [122],[123],[124].
Se le misure dello Stato, applicate a tutti indifferentemente, provocano un impatto particolarmente pronunciato sulle persone con determinate caratteristiche sensibili (età, sesso, provenienza, posizione sociale), allora si tratta di discriminazione indiretta. Considerando che il diritto internazionale e il diritto costituzionale proibiscono la discriminazione, sia diretta che indiretta, è essenziale osservare le ripercussioni delle misure adottate dallo Stato (così come la rimozione di tali misure) e correggere ogni eventuale svantaggio provocato.
Obiettivi
L’obiettivo è identificare e mitigare le disparità provocate dalla pandemia.
Possibili interventi
È necessario eseguire un rilevamento di dati rispetto alle ripercussioni della pandemia sulle diverse categorie della società. Nell’analisi delle conseguenze del COVID-19 in Svizzera, attualmente viene rivolta poca attenzione alla stratificazione sociale per genere, livello d’istruzione, reddito e posizione professionale, in particolare per quanto concerne i dati epidemiologici e medici. Oltre a questo, i dati sulle categorie con un passato di migrazione sono praticamente assenti, sebbene in altri Paesi questo si sia rivelato essere un fattore importante per valutare l’esposizione a conseguenze sul piano socio-economico e della salute. Considerato che le autorità statali hanno il divieto di discriminare sulla base di criteri quali provenienza, etnia, genere, età, lingua, posizione sociale, posizioni politiche o disabilità, anche in modo indiretto (ai sensi della parità di trattamento di cui all’art. 8 della Costituzione svizzera), sono necessari dati separati per gruppo secondo tali caratteristiche (cfr. anche il paragrafo successivo).
Il divieto di discriminazione obbliga gli attori statali ad adottare con solerzia misure di compensazione, allo scopo di creare una parità di opportunità. A meritare un occhio di riguardo sono innanzitutto le categorie di persone che già prima della pandemia erano considerate vulnerabili (ad es. bambini, persone con disabilità, persone in povertà), ma anche coloro che sono diventati vulnerabili a seguito della pandemia. È essenziale in tale contesto prendere in debita considerazione anche il pericolo di discriminazione multipla (che può interessare ad es. i bambini con disabilità, le donne in situazione economica precaria, le persone la cui salute è compromessa e che si trovano in stato di soggiorno irregolare in Svizzera).
Proponiamo inoltre di rilevare dati in merito alla violenza domestica, alla violenza nelle relazioni di coppia e ai femminicidi, su cui basarsi per sviluppare piani di sicurezza e di sostegno.
7. Economia
Situazione
Nel complesso, l’economia svizzera è in buono stato. La maggior parte dei settori economici ha imparato come adattarsi all’attuale contesto. I registri degli ordini sono in generale fitti di incarichi e le prospettive sono promettenti[125]. Tuttavia, permangono alcune eccezioni, perlopiù nelle aziende per le quali la vicinanza personale e situazionale alla clientela è un criterio prioritario. Spesso si tratta di aziende attive nel settore dell’ospitalità, degli eventi e del trasporto di persone[126]. Una crescente normalizzazione dei contatti contribuirà a sostenere la ripresa anche per queste aziende nei settori menzionati.
Obiettivi
La politica economica dovrebbe prepararsi per l’eventualità che la situazione peggiori nuovamente al punto da rendere necessaria la reintroduzione di misure che limitano il funzionamento dell’economia o di alcuni settori.
Possibili interventi
Se la situazione dovesse subire un netto peggioramento, il sostegno per superare e mantenere le capacità funzionali delle aziende potrebbe svolgere nuovamente un ruolo importante. Nella misura in cui si possa prevedere che un contesto con misure che limitano l’attività economica sia di natura transitoria, non richieda cambiamenti strutturali e non si possa ritenere che le aziende avrebbero potuto adeguatamente prepararsi in modo autonomo a tali eventi (escludendo così in certo qual modo il cosiddetto Moral-Hazard-Problem[127]), può rimanere valido il presupposto secondo cui il sostegno per il superamento e il mantenimento delle capacità funzionali delle aziende è di fondamentale importanza, poiché impedisce inutili abbandoni sociali ed economici e accelera la successiva ripresa mitigando i problemi di (ri)allocazione.
Il programma di lavoro ridotto e l’Ordinanza sulle indennità di perdita di guadagno si sono rivelati strumenti praticamente perfetti a tale scopo. Queste misure permettono non soltanto di mantenere le strutture esistenti, ma garantiscono anche il livello di reddito della popolazione e impediscono così un ulteriore calo della domanda dei consumatori. Entrambi i provvedimenti, tuttavia, riducono soltanto i costi del lavoro. Le misure per i casi di rigore sono pensate per coprire parzialmente altri costi sostenuti dalle imprese. Esiste in merito il rischio di un cosiddetto effetto inerziale, ossia la possibilità che vengano sostenute finanziariamente anche quelle aziende che in verità non ne avrebbero bisogno. Per evitare tale effetto inerziale, di norma viene appurato se un’azienda è effettivamente ammissibile al finanziamento. Il processo di verifica, tuttavia, spesso si rivela oneroso in termini di tempo mentre invece la rapidità degli aiuti sarebbe decisiva. Le incertezze ingiustificate mettono a repentaglio le imprese e destabilizzano ulteriormente la situazione già precaria. Assistiamo dunque ad un conflitto di obiettivi: rapidità da un lato, verifica dei casi individuali dall’altro. Una soluzione per simili situazioni potrebbe essere la concessione di prestiti invece di sovvenzioni. Ove necessario, i prestiti possono poi eventualmente tramutarsi in contributi a fondo perduto. La decisione, comunque, non dev’essere presa nel corso della fase acuta della crisi.
Per analizzare in modo più approfondito aspetti come quelli menzionati poc’anzi, si potrebbe incaricare un gruppo di lavoro composto di esperti di economia, diritto e amministrazione di redigere una relazione che descriva il funzionamento delle diverse misure per i casi di rigore fino ad ora e le migliori modalità di preparazione per possibili scenari futuri. Ciò potrebbe eventualmente andare a costituire una base giuridica permanente per la compensazione dei costi fissi non relativi al lavoro durante le situazioni d’emergenza.
8. Disponibilità di beni e tecnologie
Situazione
La diffusione del SARS-CoV-2 a inizio 2020 ha evidenziato le carenze del sistema nazionale di rilevamento dei dati epidemiologici. Abbiamo assistito alla carenza di test per individuare la presenza del virus, di mascherine e di apparecchi di rianimazione, per cui la Svizzera dipendeva dai fornitori esterni. Inoltre, durante la prima metà del 2021 i vaccini erano scarsi. Un passo importante nella produzione del vaccino Moderna è stato intrapreso da Lonza, un’azienda con sede in Svizzera.
Il tracciamento dei contatti è stato potenziato nel corso della pandemia. Le possibilità offerte dal tracciamento digitale (proximity tracing; presence tracing) sono state utilizzate soltanto in modo limitato. Nel complesso, per molti periodi il tracciamento dei contatti è stato troppo lento per poter sostituire altre misure. Nell’ondata da variante Omicron la quarantena ha avuto un impatto decisamente ridotto sulla dinamica dei contagi[128] ed è stata completamente abbandonata a inizio febbraio[129].
Obiettivi
Nell’eventualità di una transizione verso una fase con ridotta immunità della popolazione contro i decorsi gravi (scenario B) oppure di una futura pandemia, le strutture e i beni necessari devono essere immediatamente disponibili.
Possibili interventi
Produzione e IT
La Svizzera è sostanzialmente in un’ottima posizione per potersi preparare a future crisi pandemiche ed epidemiche. La Svizzera rientra fra i Paesi con il livello di benessere più elevato al mondo, è fra i pionieri in termini di ricerca e innovazione e dispone di una rete di aziende estremamente solida nei settori più decisivi, dall’IT alla tecnologica medica, dalla farmacia alla biotecnologia. È perciò plausibile presupporre che l’obiettivo definito poco sopra possa essere raggiunto. Lo scopo non dev’essere quello di produrre e conservare beni non necessari in assenza di una pandemia. Ciò che proponiamo è l’elaborazione di una strategia nazionale in cui, grazie al sostegno statale, il settore privato svizzero istituisca linee di produzione facilmente attivabili al fine di soddisfare necessità fondamentali correlate alla pandemia, quali materiale per i test, dispositivi di protezione, medicinali e vaccini. In alcuni casi, ad es. per i test e per la produzione di vaccini, potrebbe risultare adeguato predisporre una struttura di partenariati mirati fra pubblico e privato, promuovendo così i legami oggi ampiamente assenti nel nostro Paese fra la ricerca nel settore pubblico e le linee di produzione delle aziende.
Inoltre, una digitalizzazione delle autorità e del sistema sanitario garantirebbe lo scambio di dati nei momenti di crisi, ma anche in periodi di normalità.
Tecnologia per un tracciamento dei contatti efficace e scalabile
Per il tracciamento dei contatti l’elemento decisivo è la rapidità, in particolare a causa della trasmissione pre-sintomatica del SARS-CoV-2. La posizione della Task Force rispetto alla necessità di garantire l’efficacia e la scalabilità delle misure TTIQ è in larga parte immutata sin dal novembre 2020[130]. Un sistema IT integrato, che inoltri tutti i dati pertinenti dei laboratori direttamente e senza passaggi intermedi agli interessati (pazienti, autorità cantonali, UFSP), aumenterebbe la rapidità del tracciamento. In tale contesto sarebbe importante uno scambio fra i diversi Cantoni per l’efficienza e per la disponibilità nazionale delle informazioni in merito ai luoghi di contagio, in modo da analizzare ulteriormente la nascita dei focolai. Concentrarsi sugli strumenti digitali (proximity tracing; presence tracing) per il tracciamento dei contatti e le notifiche permette al personale di dare priorità all’identificazione dei Superspreading Events (Backward-Tracing).
9. Quadro normativo
Situazione
È stato avviato un processo di rielaborazione della legge sulle epidemie, dopo che tale atto legislativo è stato applicato per la prima volta in un contesto di pandemia.
Obiettivi
Sulla base delle esperienze degli ultimi 2 anni, l’obiettivo è riesaminare il quadro giuridico di contrasto alla pandemia e mettere in atto eventuali miglioramenti necessari per preparare al meglio la Svizzera sul piano giuridico e istituzionale ad una futura pandemia, oppure alla transizione verso una fase con ridotta immunità della popolazione contro decorsi gravi da SARS-CoV-2 (scenario B).
Possibili interventi
Il quadro giuridico pertinente in caso di pandemia è più ampio della sola legge sulle epidemie; sulla base delle esperienze degli ultimi 24 mesi, tale quadro dovrebbe essere sottoposto a una valutazione e migliorato ove necessario. La valutazione dovrebbe riferirsi innanzitutto alla parte istituzionale della governance pandemica, chiarendo i ruoli e le responsabilità sia tra Consiglio federale, parlamento, amministrazione e i diversi Stati maggiori di crisi ad hoc e Task Force, nonché tra Confederazione e Cantoni. In particolare durante la «situazione particolare» in cui Confederazione e Cantoni hanno competenze sovrapposte, la collaborazione dovrebbe essere ulteriormente definita allo scopo di evitare conflitti di competenze con conseguenti ripercussioni negative. In generale, le revisioni dovrebbero ambire a preparare saldamente alle crisi tutti gli attori e i processi, ad es. prevedendo per legge votazioni elettroniche o deleghe alle commissioni parlamentari, oppure permettendo per legge l’accelerazione dei processi (tra cui il controllo giurisdizionale).
La crisi attuale ha dimostrato chiaramente che l’amministrazione dei dati sanitari dovrebbe essere rivalutata e migliorata. La tutela dei dati sanitari sensibili riveste certamente un’importanza decisiva, tuttavia i dati sanitari dovrebbero poter essere anche raccolti e trasmessi in modo più rapido e semplificato, per potenziare il contrasto alla pandemia. L’equilibrio fra tutela della privacy e flusso di dati dev’essere quindi rivalutato; la raccolta e il trattamento dei dati sanitari non personali (in forma anonimizzata) devono essere facilitati. La valutazione dovrebbe riguardare in ultima analisi anche il superamento delle conseguenze socioeconomiche della crisi, ove eventuali chiarimenti e miglioramenti potrebbero rivelarsi necessari ad es. relativamente alla responsabilità dello Stato o agli oneri complementari.
10. Scienza
Situazione
Negli ultimi 24 mesi si sono generate e scambiate con grande rapidità conoscenze scientifiche a livello internazionale. In Svizzera, il Fondo nazionale ha creato molto velocemente delle possibilità di finanziamento per 24 mesi totali di ricerca sul virus SARS-CoV-2 tramite un programma nazionale di ricerca Covid-19 (NFP 78)[131] e un «Bando straordinario per i coronavirus»[132]. Il dialogo fra scienza, politica e autorità è stato formalizzato attraverso il mandato della Swiss National COVID-19 Science Task Force[133].
Obiettivi
La scienza continuerà a conseguire importanti risultati in merito alla prevenzione e al trattamento nell’ambito del contrasto al SARS-CoV-2. Tali risultati vengono poi messi a disposizione dei decisori politici.
Possibili interventi
Un dialogo intenso e di qualità fra scienza, politica e autorità è essenziale per affrontare l’ulteriore decorso della pandemia nonché anche per future sfide legate ad altre pandemie. È importante che sia chiaro in qualsiasi momento come e tramite quali vie i risultati scientifici e lo stato scientifico più aggiornato raggiungono in modo rapido e semplice le autorità, e che sia deciso preventivamente a chi possono rivolgersi gli attori politici ogni qualvolta necessitano di una valutazione dal punto di vista scientifico. È importante a tal proposito sottolineare che non esiste una scienza, bensì che la scienza vive sempre di dialogo e di analisi differenti. La pandemia ha dimostrato quanto sia importante comunicare in modo appropriato le incertezze intrinseche della ricerca, anche quando vengono richieste invece risposte univoche e «dichiarazioni vincolanti». Appare necessario lavorare ulteriormente alla costruzione di una consapevolezza comune su cosa può e non può fare la scienza, per aumentarne l’utilità per la politica, le autorità e la società.
L’aspetto fondamentale è chiarire i ruoli dei diversi attori coinvolti, facendo in modo che siano ben compresi anche dal grande pubblico. Il ruolo dei consulenti scientifici è mettere a disposizione informazioni e analisi rilevanti per le decisioni politiche, non formulare richieste politiche[134]. Un altro punto essenziale è poi l’indipendenza della consulenza scientifica. Le valutazioni scientifiche, quindi, non devono essere modellate precocemente secondo un filtro politico[135]. La chiara suddivisione dei ruoli e l’indipendenza sono il prerequisito su cui si basa la fiducia che politici, autorità e grande pubblico nutrono nel dialogo fra scienza, politica e autorità.
Per sviluppare ulteriormente il dialogo fra scienza, politica e autorità anche nei prossimi tempi, appare necessario valutare diverse possibilità su come organizzare tale scambio in futuro. Le esperienze della pandemia da COVID-19 offrono un’ottima base di partenza[136]. Tali nuove strutture possono organizzare il coinvolgimento del mondo scientifico nelle situazioni di crisi, ma anche il dialogo tra scienza, politica e autorità in merito ad argomenti che non rappresentano una crisi acuta.
11. Comunicazione
Situazione
Nel corso degli ultimi due anni abbiamo osservato, oltre alla pandemia, anche una infodemia. Infodemia significa «un numero eccessivo di informazioni, incluse informazioni false o fuorvianti, in ambienti digitali o fisici durante il diffondersi di una malattia»[137]. Ciò porta a confusione e a comportamenti rischiosi, che possono danneggiare la salute e la società. Inoltre, si tratta di un fenomeno che provoca mancanza di fiducia nei confronti delle autorità sanitarie e ostacola le misure adottate dal sistema sanitario pubblico[138].
Obiettivi
Una comunicazione chiara da parte di tutti gli attori coinvolti. La comunicazione dovrebbe essere orientata al gruppo di riferimento e calibrata per destinatari specifici, al fine di raggiungere un numero più ampio possibile di persone.
Possibili interventi
Per continuare a contrastare il SARS-CoV-2 e per le future situazioni di crisi, continua a essere fondamentale comunicare in modo chiaro con la popolazione. Sul fronte scientifico, è consigliabile portare avanti il processo di comunicazione coordinata[139] avviato durante la pandemia, inserendolo in una struttura istituzionale per creare un dialogo tra scienza e politica. L’obiettivo di tale operazione è ottenere una comunicazione quanto più possibile chiara e coerente delle prospettive scientifiche, senza tralasciare alcune caratteristiche essenziali per il dibattito scientifico quali il dibattito e la diversità di punti di vista.
In generale, suggeriamo l’elaborazione e l’attuazione di un piano di gestione per l’infodemia. Il piano sarà importante per gli ulteriori sviluppi durante e dopo la pandemia, ma potrà rivelarsi utile anche per affrontare altre sfide sanitarie, ecologiche o sociali. Un tale piano dovrebbe essere concepito allo scopo di sorvegliare gli effetti di una infodemia, riconoscerne e comprenderne la diffusione, adottare misure per ridurne le ripercussioni dannose e rafforzare la capacità di resistenza dei singoli e delle comunità rispetto alle infodemie. Alcuni studi recenti individuano le seguenti soluzioni come strumenti efficaci nella lotta all’infodemia:
- Il dialogo diretto con la popolazione, l’ascolto attento delle sue preoccupazioni e domande[140]
- La collaborazione con personalità di spicco e altri soggetti che godono di elevata credibilità presso i gruppi di riferimento, in particolare per quanto riguarda le comunità marginalizzate, per permettere l’accesso a messaggi e informazioni[141]
- Prebunking: la spiegazione di possibili problemi correlati al consumo di informazioni errate o parziali, teorie del complotto, fake news e contenuti simili, abbinata alle relative argomentazioni in senso contrario[142]
- Il sostegno ai cittadini affinché sviluppino una prospettiva autonoma rispetto alla situazione nel suo insieme, invece di diffondere fatti appena appresi o consumati[143]
Come punto di comunicazione concreto proponiamo, in caso di transizione verso lo scenario A, di comunicare il rischio di dover reintrodurre misure più severe di riduzione dei contatti in determinati momenti. Il rischio in questione aumenta quando compaiono nuove varianti con caratteristiche preoccupanti, oppure in presenza di una forte riduzione dell’immunità della popolazione e dunque di una eventuale transizione verso lo scenario B (fase con ridotta immunità della popolazione contro i decorsi gravi). Se tale rischio viene comunicato in modo trasparente, non si suscitano aspettative poco realistiche.
12. Eventuale procedura qualora si verifichi una transizione verso una fase di immunità ridotta della popolazione contro i decorsi gravi (scenario B)
Lo scenario B compare quando un’ampia parte della popolazione dispone di scarsa protezione contro i decorsi gravi. I preparativi e le misure preventive proposti nei paragrafi da 2 a 10 mirano ad attenuare i danni provocati da una tale situazione. Inoltre, diventa importante adottare ulteriori provvedimenti preventivi per contenere quanto più possibile gli effetti dello scenario B sulla popolazione fino al momento in cui i vaccini (che dovranno potenzialmente essere adeguati) non riescano a ripristinare un’elevata immunità contro i decorsi gravi. I seguenti provvedimenti aggiuntivi appaiono adeguati in una tale situazione:
- L’utilizzo collettivo delle mascherine costituisce un elemento cruciale della prevenzione dal contagio contro i patogeni delle vie respiratorie (paragrafo 2).
- Ripresa del tracciamento dei contatti (TTIQ) (paragrafo 8); a tal proposito è importante quanto segue:
- I costi economici, sociali, operativi e finanziari di una vasta strategia TTIQ sono giustificabili soltanto quando sussiste il pericolo di danni sostanziali per la salute della popolazione oppure di un collasso del sistema sanitario; tali costi dovrebbero essere sostenuti soltanto per evitare la reintroduzione di misure di distanziamento sociale per tutta la popolazione.
- Le misure TTIQ possono essere molto efficaci[144]; con un virus trasmissibile in fase pre-sintomatica come il Sars-Cov-2, la velocità riveste fondamentale importanza e richiede la massima automazione fra i diversi sistemi. Una tale automazione può essere creata nella fase preparatoria che precede la sua reintroduzione (paragrafo 8).
- L’esecuzione di una strategia vaccinale adeguata (ricalibrata sulla Svizzera tramite i dati dai provvedimenti sopra descritti; in particolare cfr. paragrafo 3.4 e 4).
- Possibile obbligo vaccinale (previo dibattito all’interno della società; paragrafo 4).
- Riattivare la stretta collaborazione tra gli ospedali (paragrafo 5.1).
- Decidere in merito all’utilizzo dei certificati. Attualmente è necessario verificare quali caratteristiche del certificato sono efficaci sul piano epidemiologico. La definizione di regola 3G (contagiato, guarito o testato) sarà ad esempio obsoleta, dato che nel frattempo quasi tutta la popolazione svizzera è vaccinata o guarita.
Fonti:
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[2] https://sciencetaskforce.ch/reproduktionszahl/ und https://ibz-shiny.ethz.ch/covid-19-re-international/: Le stime del tasso Re degli ultimi giorni possono subire delle leggere variazioni, che si verificano in particolare nelle regioni di piccole dimensioni, in caso di dinamiche dall’andamento variabile o di un numero di casi ridotto.
[3] https://sciencetaskforce.ch/en/scientific-update-of-25-january-2022/
[4] https://sciencetaskforce.ch/en/scientific-update-of-25-january-2022/
[5] https://ibz-shiny.ethz.ch/covidDashboard/trends: a causa dei ritardi di segnalazione, per i casi confermati e per le ospedalizzazioni/i decessi non vengono presi in considerazione rispettivamente gli ultimi 3 e 5 giorni.
[6] https://sciencetaskforce.ch/en/scientific-update-of-25-january-2022/
[7] https://ibz-shiny.ethz.ch/covidDashboard/, Dashboard Time Series
[9] https://www.covid19.admin.ch
[10] https://cov-spectrum.ethz.ch/
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