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La Task Force scientifica nazionale COVID-19 è stata sciolta il 31 marzo 2022.

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ETH Hönggerberg, Werner, fotografiert am Montag (13.11.2017) Bild: Christoph Kaminski, kellenbergerkaminski

Valutazione della situazione epidemiologica, 17 Gennaio 2022

Testo in attesa di traduzione - Testo originale in tedesco

Situazione generale

In Svizzera, la variante Omicron è dominante dalla settimana 51 del 2021. Il numero di casi confermati è aumentato rapidamente nelle successive due settimane raggiungendo un livello molto elevato, con un numero cumulativo negli ultimi 14 giorni pari a oltre 4000 ogni 100 000 abitanti. La curva dell’incremento si è ora appiattita in modo significativo: il valore R è solo marginalmente, seppur in modo statisticamente rilevante, superiore a 1 e il numero dei casi registrati non è aumentato in maniera rilevante nelle ultime due settimane. La crescita meno marcata dei casi confermati potrebbe suggerire che il picco dell’ondata da variante Omicron sia stato raggiunto. Tuttavia, questo fenomeno potrebbe essere dovuto anche ai limiti di rilevamento dei test, dal momento che il numero di casi e la percentuale di test positivi non sono mai stati così elevati da inizio pandemia.

I ritardi nelle segnalazioni delle ospedalizzazioni da COVID-19 non consentono al momento di stabilire se il numero delle nuove ospedalizzazioni giornaliere sia attualmente in aumento o in diminuzione. Occorrono più di due settimane prima che venga segnalato oltre il 90% delle ospedalizzazioni (sulla base di un’analisi dei dati di [1]). In considerazione di questi ritardi nelle segnalazioni, il numero delle nuove ospedalizzazioni segnalate non costituisce un parametro idoneo a misurare l’attuale andamento del carico che grava sul sistema sanitario. Il grado di occupazione degli ospedali con pazienti COVID-19 rappresenta in questo contesto un parametro più solido per analizzare la situazione ospedaliera. Dati provenienti da Zurigo[2] e Ginevra[3] mostrano che l’occupazione degli ospedali di questi territori con pazienti COVID-19 è al momento in crescita.

Dinamica

Da metà dicembre 2021, il valore R si è attestato significativamente sopra a 1. A fine dicembre ha raggiunto un picco di 1,6 e da quel momento in poi è diminuito. Il valore più recente continua tuttavia a essere significativamente superiore a 1.

La media mobile a 7 giorni del tasso di riproduzione in Svizzera è 1,12 (intervallo di confidenza del 95%, IC: 1,04-1,2); tale dato riflette la situazione dei contagi nel periodo dal 1° gennaio al 7 gennaio 2022[4].

Le stime del tasso di riproduzione effettivo Re su base giornaliera per la Svizzera sono:

  • 1,12 (95% IC: 1,04-1,19) sulla base dei casi confermati al 7 gennaio 2022.
  • 0,86 (95% IC: 0,76-0,97) sulla base delle ospedalizzazioni al 1° gennaio 2022; come sopra menzionato, tale stima è tuttavia falsata da ritardi nelle segnalazioni. A titolo di confronto, il tasso Re basato sui casi confermati è stimato, per lo stesso giorno, a 1,17 (95% IC: 1,08-1,25).
  • 0,84 (95% IC: 0,57-1,17) sulla base dei decessi al 26 dicembre 2021. A titolo di confronto, il tasso Re basato sulle ospedalizzazioni è stimato, per lo stesso giorno, a 1,01 (95% IC: 0,9-1,13). Il tasso Re basato sui casi confermati è stimato, per lo stesso giorno, a 1,59 (95% IC: 1,5-1,68).

A causa dei ritardi nelle segnalazioni e delle oscillazioni dei dati, i valori stimati potrebbero essere rettificati successivamente. In particolare, le segnalazioni degli ospedali sono al momento incomplete.  Precisiamo che i valori di Re rispecchiano l’evento infettivo con un certo ritardo, poiché trascorre del tempo tra il contagio e l’esito del test o l’eventuale decesso. Per i valori Re basati sul numero di casi questo ritardo è di almeno 10 giorni, mentre per i decessi arriva fino a 23 giorni.

Parallelamente determiniamo i tassi di variazione di casi confermati, ospedalizzazioni e decessi negli ultimi 14 giorni[5]. I casi confermati sono aumentati del 4% (IC: da 20% a – 10%) a settimana. Le ospedalizzazioni segnalate hanno fatto registrare una riduzione del 21% (IC: da – 6% a – 33%) a settimana, benché tale numero sia falsato dai ritardi nelle segnalazioni sopra menzionati. I decessi sono diminuiti del 23% (IC: da 3% a – 43%) a settimana.  Questi dati rispecchiano la situazione dei contagi di diverse settimane fa.

Nella nostra dashboard è possibile seguire lo sviluppo del numero di casi, ospedalizzazioni e decessi stratificato per età[6]. Il numero di casi è aumentato significativamente nelle fasce d’età 0-9 anni e 10-19 anni, mentre ha fatto registrare una rilevante diminuzione nella fascia d’età 20-29 anni. L’incremento tra le persone nella fascia d’età 0-9 anni è stato il più rapido e ammonta a quota 70% (95% IC: 55-86%) a settimana.   

Numeri assoluti

Il numero cumulativo di casi confermati negli ultimi 14 giorni è di 4095 ogni 100 000 abitanti. Il tasso di positività dei test è del 33,1% (situazione al 14 gennaio 2022, ultimo giorno per il quale si attendono ancora solo poche segnalazioni tardive).

Il numero di pazienti COVID-19 ricoverati nelle unità di terapia intensiva si è attestato su un valore compreso tra 266 e 306[7] negli ultimi 14 giorni (variazione pari al – 4% (IC: da 2% a – 9%) a settimana).

Il numero di decessi quotidiani confermati in laboratorio negli ultimi 14 giorni è compreso tra 8 e 27[8].

Varianti

Il 23 novembre 2021, in Sudafrica e Botswana è stata identificata per la prima volta una nuova variante di SARS-CoV-2 che si contraddistingue per l’elevato numero di mutazioni nella proteina Spike («spike protein»). A livello genetico, questa variante è strettamente collegata alle varianti in circolazione nella prima metà del 2020 e non si è sviluppata direttamente da un’altra variante preoccupante[9]. Questa nuova variante si differenzia dalle varianti originariamente in circolazione per la presenza di circa 30 mutazioni nella proteina Spike[10], le quali hanno notevolmente modificato segmenti importanti della proteina Spike.

Il 26 novembre 2021, l’Organizzazione mondiale della sanità ha classificato tale variante come «preoccupante» e le ha attribuito il nome «Omicron» [11].

Diffusione epidemiologica

Nel frattempo, Omicron è stata riscontrata in 89 Paesi (situazione al 16 dicembre 2021) [12],[13],[14], inizialmente nella maggior parte dei casi in relazione a persone provenienti dai Paesi dell’Africa meridionale. In Svizzera, la variante è stata riscontrata oltre 3000 volte e nella prima settimana del 2022 rappresentava l’83% di tutti i campioni sequenziati[15].  

A partire da tali incidenze di Omicron è possibile stimare il tasso di crescita logistico relativo di questa variante rispetto alla Delta[16]. Sulla base di tutti i dati disponibili sulle sequenze, si stima che la crescita relativa in Svizzera sia pari a 0,22 (0,20-0,23) al giorno. I valori emersi dalle stime indipendenti basate sui dati «S gene target failure» di Ginevra sono di 0,26-0,32[17]. I valori emersi dalle stime basate su campioni di acque reflue di Zurigo e di Ginevra sono rispettivamente di 0,23 (0,19-0,28) e 0,27 (0,20-0,34) [18][19].

In Gran Bretagna [20] e in Danimarca[21] la percentuale di casi Omicron è aumentata rapidamente (raddoppio ogni 2-4 giorni). Si tratta di un dato che suggerisce un vantaggio di crescita nelle popolazioni in larga parte vaccinate. I dati provenienti dal Sudafrica consentono di stimare il tasso di crescita logistico di Omicron rispetto a Delta a 0,32 (95% IC: 0,09-0,55) al giorno[22]. Questo valore corrisponde a un raddoppio della percentuale dei casi di variante Omicron rispetto alle nuove infezioni all’incirca ogni 2-8 giorni. Un rapporto dell’Imperial College[23] stima il tasso di crescita esponenziale della percentuale dei casi di variante Omicron in Inghilterra a 0,34 al giorno (95% IC: 0,33-0,35), corrispondente a un tempo di raddoppio di 2 giorni.

Per la Svizzera, i valori stimati del tasso di crescita sono pari a 0,17 (95% IC: 0,16-0,18) al giorno e dunque inferiori alle stime provenienti dal Sudafrica e dalla Gran Bretagna. Il vantaggio di crescita relativo rispetto alla variante Delta in Svizzera si attesta a quota 126% (95% IC: 120-132%) ed è pertanto inferiore rispetto a quello registrato in Sudafrica e in Gran Bretagna, dato probabilmente riconducibile a una maggiore vaccinazione con Moderna e nessuna vaccinazione con Oxford/AstraZeneca in territorio svizzero[24].

Efficacia del vaccino

I test di laboratorio delle ultime settimane mostrano una netta riduzione della neutralizzazione di Omicron con sieri di persone vaccinate e guarite. Gli studi sulla neutralizzazione di Omicron sono raccolti in un documento sempre aggiornato[25] e messi in relazione tra loro. Dal quadro generale emerge che i sieri di persone sia guarite che vaccinate possiedono una capacità di neutralizzazione maggiore rispetto ai sieri di chi è stato vaccinato con doppia dose. La terza dose di vaccino determina un significativo incremento della neutralizzazione. Secondo un nuovo preprint, nei soggetti vaccinati e guariti le risposte delle cellule T alla proteina Spike di Omicron sono soltanto lievemente più deboli rispetto a quelle registrate nel caso della variante originaria[26].

Un preprint[27] ha stimato, sulla base di dati epidemiologici provenienti dall’Inghilterra, l’efficacia dei vaccini di Oxford/AstraZeneca e di BioNTech/Pfizer contro l’infezione sintomatica da variante Omicron: la protezione di BioNTech/Pfizer è diminuita dall’88% 2-9 settimane dopo la seconda vaccinazione a circa il 35% (95% IC: 10-50%) dopo 4 mesi. Anche secondo questo studio, la terza dose di vaccino determina un significativo incremento della protezione, che sale infatti, almeno nel breve termine, al 60-85%. Stime simili circa l’efficacia del vaccino di BioNTech/Pfizer sono riportate in un altro studio dell’Imperial College[28]: la terza dose di vaccino aumenta la protezione dall’infezione sintomatica da variante Omicron dal 19% (95% IC: 13-24%) al 77% (72-80%). Tale dato corrisponde alla protezione di cui beneficiano le persone vaccinate con doppia dose nel caso della variante Delta. Non è ancora possibile valutare l’efficacia sul lungo periodo.

I dati attualmente disponibili suggeriscono dunque che la terza dose di vaccino sia in grado di ridurre il carico della malattia atteso dovuto a infezioni da variante Omicron. In questo contesto è importante che la terza dose di vaccino venga somministrata molto rapidamente a tutti coloro che si sono sottoposti alla seconda vaccinazione 4 mesi prima, in modo da potenziare la protezione prima di un contagio da variante Omicron.

Non sono ancora disponibili numerosi dati circa l’efficacia del vaccino nel proteggere contro decorsi gravi in caso di infezione da variante Omicron. Uno studio basato su dati di una delle principali assicurazioni malattia del Sudafrica[29] stima che coloro che hanno ricevuto due dosi di vaccino BioNTech/Pfizer beneficiano di una protezione del 70% contro decorsi gravi a seguito di infezione da variante Omicron. L’UKHSA[30] stima che il rischio di ospedalizzazione di una persona con infezione sintomatica da Omicron sia del 68% (95% IC: 42-82%) inferiore rispetto a un soggetto contagiato dalla variante Delta. Secondo questo rapporto, il rischio di ospedalizzazione di persone che hanno contratto la variante Omicron e hanno ricevuto due dosi di vaccino è del 65% inferiore rispetto ai soggetti non vaccinati. Nel caso di coloro che hanno ricevuto anche la terza dose, questa percentuale sale all’81%.

Gravità dell’infezione

Secondo uno studio del CDC[31] condotto su 6 persone in parte vaccinate o guarite, il periodo di incubazione di un’infezione da variante Omicron è di circa 3 giorni inferiore rispetto all’infezione dalle precedenti varianti. Secondo un rapporto dell’università di Harvard[32], la durata media di un’infezione da variante Omicron è pari a 9,9 giorni (95% IC: 8,8-10,9 giorni) ed è dunque più breve all’incirca di un giorno rispetto a quella di un’infezione da variante Delta. Anche la carica virale registrata durante il picco risulta essere inferiore. L’analisi condotta da questo studio non è stata aggiustata con riferimento allo stato immunitario dei soggetti esaminati.

Il fatto che Omicron causi più infezioni in individui vaccinati o guariti che, almeno in parte, sono protetti dal decorso grave della malattia grazie alla loro immunità, rende difficile valutare se un’infezione da variante Omicron sia meno grave di una causata da una variante precedente. Separare statisticamente la virulenza intrinseca da quella osservabile è particolarmente impegnativo in Paesi dove molte persone sono state immunizzate dall’infezione, come ad esempio il Sudafrica. Infatti, spesso l’immunità prodotta da un’infezione non viene registrata.

Se non si apportano correzioni per lo stato di vaccinazione, si conclude che le infezioni da Omicron portano meno frequentemente all’ospedalizzazione rispetto alle infezioni da variante Delta. In un preprint proveniente dal Sudafrica[33], l’Odds Ratio (aggiustato per i cofattori demografici e clinici e per la guarigione documentata, ma non per lo stato di vaccinazione) di ospedalizzazione dopo una probabile infezione da Omicron (sulla base dei dati «S gene target failure»; rispetto alle infezioni da Delta) è di 0,2 (95% IC: 0,1-0,3). Un nuovo studio condotto in Sudafrica[34] stima che la probabilità di ricovero in terapia intensiva e di decesso a seguito di ricovero in ospedale sia di 4 volte inferiore. Un nuovo studio non ancora sottoposto a revisione paritaria basato su un campione di grandi dimensioni proveniente dagli Stati Uniti[35] stima, relativamente a numerosi parametri utilizzati, che la gravità del decorso a seguito di infezione da Omicron sia al massimo pari alla metà rispetto all’infezione da Delta. In particolare, il tasso di ospedalizzazione è pari all’1,8% nella coorte con Omicron e al 4% nella coorte con Delta; il tasso di ricoveri in terapia intensiva risulta essere dello 0,3% a seguito di infezione da Omicron e dello 0,8% a seguito di infezione da variante Delta[36].

Dopo una correzione relativa allo stato di vaccinazione, lo studio assicurativo sopracitato e condotto in Sudafrica[37] stima che il tasso di ospedalizzazione dopo le infezioni da Omicron sia inferiore del 29% rispetto alla prima ondata del 2020, ma superiore del 20% nei bambini. Secondo uno studio della UKHSA [38], l’Hazard Ratio di un ricovero in ospedale a seguito di un’infezione da Omicron è di 0,33 (95% IC: 0,30-0,37), che corrisponde a un tasso di ospedalizzazione più basso del 67% a seguito di un’infezione da variante Delta. Secondo uno studio[39] dell’Imperial College (basato su fonti di dati simili a quelli impiegati nello studio della UKHSA[40]), l’Hazard Ratio è di 0,8 (95% IC: 0,75-0,85). Queste stime non sono state corrette per le infezioni non diagnosticate. Si presume che tale correzione assottigli le differenze tra Delta e Omicron.

È importante sottolineare che il tasso di ospedalizzazione più basso di Omicron a livello di popolazione potrebbe essere rapidamente controbilanciato dall’aumento notevole della diffusione. La pubblicazione di ulteriori studi più dettagliati e basati su campioni più grandi in merito al livello di gravità dell’infezione da variante Omicron è attesa per le prossime settimane.

Link:

[1] https://www.covid19.admin.ch/it/overview

[2] https://www.zh.ch/content/dam/zhweb/bilder-dokumente/themen/gesundheit/corona/hauptseite/gd_zh_corona_lagebulletin.pdf

[3] https://www.hug.ch/covid/situation-aux-hug

[4] https://sciencetaskforce.ch/it/tasso-di-riproduzione/ e https://ibz-shiny.ethz.ch/covid-19-re-international/: le stime del tasso Re negli ultimi giorni possono subire delle leggere variazioni, che si verificano in particolare nelle regioni di piccole dimensioni e in caso di dinamiche dall’andamento variabile.

[5] https://ibz-shiny.ethz.ch/covidDashboard/trends: a causa dei ritardi nelle segnalazioni, per i casi confermati e per ospedalizzazioni o decessi non vengono presi in considerazione rispettivamente gli ultimi tre e cinque giorni.

[6] https://ibz-shiny.ethz.ch/covidDashboard/, Dashboard Time Series

[7] https://icumonitoring.ch

[8] https://www.covid19.admin.ch

[9] https://nextstrain.org/

[10] https://www.gisaid.org/hcov19-variants/

[11] https://www.who.int/news/item/26-11-2021-classification-of-omicron-(b.1.1.529)-sars-cov-2-variant-of-concern

[12] https://bnonews.com/index.php/2021/11/omicron-tracker/

[13] https://www.gisaid.org/hcov19-variants/

[14] https://www.who.int/publications/m/item/enhancing-readiness-for-omicron-(b.1.1.529)-technical-brief-and-priority-actions-for-member-states

[15] https://cov-spectrum.ethz.ch/

[16] https://cov-spectrum.org/explore/Switzerland/Surveillance/Past6M/variants/chen-2021-fitness?pangoLineage=B.1.1.529*

[17] https://twitter.com/C_Althaus/status/1475404257155297281

[18] https://www.medrxiv.org/content/10.1101/2021.08.22.21262024v1

[19] https://www.eawag.ch/en/department/sww/projects/sars-cov2-in-wastewater/

[20] https://assets.publishing.service.gov.uk/government/uploads/system/uploads/attachment_data/file/1040076/Technical_Briefing_31.pdf

[21] https://files.ssi.dk/covid19/omikron/statusrapport/rapport-omikronvarianten-11122021-uy12

[22] https://www.mcid.unibe.ch/unibe/portal/fak_vetmedizin/vetsuisse_kzen/micro_mcidi/content/e1047007/e1047011/e1047016/e1153060/e1155633/files1155634/MCID-OmicronEvent_Althaus_eng.pdf

[23] https://spiral.imperial.ac.uk/bitstream/10044/1/93038/32/2021-12-16%20COVID19%20Report%2049.pdf

[24] https://www.covid19.admin.ch/it/vaccination/persons

[25] https://docs.google.com/presentation/d/13NFT3GjMluTbDQZRSl7VIua6G3FvwSHYgbU9gMoWI4U/edit#slide=id.g1075171e1cf_6_372.

[26] https://www.medrxiv.org/content/10.1101/2021.12.26.21268380v1

[27] https://khub.net/documents/135939561/430986542/Effectiveness+of+COVID-19+vaccines+against+Omicron+variant+of+concern.pdf/f423c9f4-91cb-0274-c8c5-70e8fad50074

[28] https://spiral.imperial.ac.uk/bitstream/10044/1/93038/32/2021-12-16%20COVID19%20Report%2049.pdf

[29] https://www.bmj.com/content/375/bmj.n3104

[30] https://assets.publishing.service.gov.uk/government/uploads/system/uploads/attachment_data/file/1044481/Technical-Briefing-31-Dec-2021-Omicron_severity_update.pdf

[31]https://www.cdc.gov/mmwr/volumes/70/wr/mm705152e3.htm

[32] https://dash.harvard.edu/bitstream/handle/1/37370587/omicron_ct.1-13-22.4.pdf?sequence=1&isAllowed=y

[33] https://www.medrxiv.org/content/10.1101/2021.12.21.21268116v1.full.pdf

[34] https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S120197122101256X

[35] https://www.medrxiv.org/content/10.1101/2021.12.30.21268495v1.full.pdf

[36] https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S120197122101256X

[37] https://www.bmj.com/content/375/bmj.n3104

[38] https://assets.publishing.service.gov.uk/government/uploads/system/uploads/attachment_data/file/1044481/Technical-Briefing-31-Dec-2021-Omicron_severity_update.pdf

[39] https://www.imperial.ac.uk/media/imperial-college/medicine/mrc-gida/2021-12-22-COVID19-Report-50.pdf

[40] https://assets.publishing.service.gov.uk/government/uploads/system/uploads/attachment_data/file/1044481/Technical-Briefing-31-Dec-2021-Omicron_severity_update.pdf

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