Testo in attesa di traduzione - Testo originale in tedesco
Situazione generale
Dinamica
Tra l’inizio di settembre e la fine di ottobre 2021 l’epidemia di SARS-CoV-2 si è indebolita (tasso Re<1). Tuttavia, a fine ottobre 2021 il valore R è salito di nuovo significativamente sopra a 1. La media mobile a 7 giorni del tasso di riproduzione in Svizzera è stimata a 1,28 (intervallo di confidenza del 95%, IC: 1,12-1,44); tale dato riflette la situazione dei contagi nel periodo dal 13.11. al 19.11.2021[2].
Le stime del tasso di riproduzione effettivo Re su base giornaliera per la Svizzera sono:
- 1,26 (95% IC: 1,12-1,4) sulla base dei casi confermati al 19.11.2021.
- 1,06 (95% IC: 0,93-1,21) sulla base delle ospedalizzazioni al 13.11.2021. A titolo di confronto, il tasso Re basato sui casi confermati è stimato, per lo stesso giorno, a 1,33 (95% IC: 1,13-1,52).
- 1,33 (95% IC: 1-1,72) sulla base dei decessi al 07.11.2021. A titolo di confronto, il tasso Re basato sulle ospedalizzazioni è stimato, per lo stesso giorno, a 1,16 (95% IC: 1,01-1,32). Il tasso Re basato sui casi confermati è stimato, per lo stesso giorno, a 1,32 (95% IC: 1,19-1,45).
A causa dei ritardi nelle segnalazioni e delle oscillazioni dei dati, i valori stimati potrebbero essere rettificati successivamente. Precisiamo che i valori di Re rispecchiano l’evento infettivo con un certo ritardo, poiché trascorre del tempo tra il contagio e l’esito del test o l’eventuale decesso. Per i valori Re basati sul numero di casi questo ritardo è di almeno 10 giorni, mentre per i decessi arriva fino a 23 giorni.
Parallelamente determiniamo i tassi di variazione di casi confermati, ospedalizzazioni e decessi negli ultimi 14 giorni[3]. I casi confermati hanno registrato un aumento del 34% (IC: da 49% a 20%) alla settimana, le ospedalizzazioni dell’11% (IC: da 24% a -1%) e i decessi del 41% (IC: da 87% a 6%). Questi dati rispecchiano la situazione dei contagi di diverse settimane fa.
Dalla nostra dashboard è possibile seguire lo sviluppo del numero di casi, delle ospedalizzazioni e dei decessi distinto per età[4]. Il numero di casi sta registrando una crescita significativa in tutte le fasce d’età. L’aumento più marcato si rileva nella fascia d’età tra 0 e 9 anni, con un tasso del 46% a settimana, seguita dalla fascia d’età tra 10 e 19 anni con il 41% a settimana e dagli ultraottantenni, con il 37% a settimana. Contrariamente a quanto osservato la scorsa settimana, gli ultimi 14 giorni di rilevazioni non hanno riscontrato un aumento significativo delle ospedalizzazioni in alcuna fascia d’età.
Numeri assoluti
Il numero cumulato di casi confermati negli ultimi 14 giorni è di 982 ogni 100 000 abitanti. La positività è del 14,1% (situazione al 26.11.2021, ultimo giorno per il quale si attendono ancora solo poche segnalazioni tardive).
Secondo la media a 7 giorni, il numero di persone ospedalizzate giornalmente corrisponde a circa 60. Al momento vengono ospedalizzate prevalentemente persone che sono state contagiate in Svizzera[5].
Negli ultimi 14 giorni, il numero di pazienti COVID-19 nelle unità di terapia intensiva si è attestato su un valore compreso tra 141 e 219[6] ricoverati (variazione pari al 29% alla settimana, IC: da 38% a 21%).
Il numero di decessi quotidiani confermati in laboratorio negli ultimi 14 giorni è compreso tra 4 e 18[7].
Nuove varianti
Dalla settimana 26, la variante Delta è dominante in Svizzera. Questa variante, inizialmente rilevata in India, ha avuto un’incidenza del 100% tra i casi sequenziati a partire dalla settimana 38[8]. Dall’aumento dell’incidenza della variante Delta in Svizzera è possibile calcolarne una trasmissibilità più elevata del 58% (95% IC: 56-60%) rispetto alla variante Alpha, compatibile con le stime di una trasmissibilità più elevata del 56% (95% IC: 34%-81%) provenienti dall’Inghilterra[9]. Per via di questa maggior trasmissibilità, attualmente in molte parti del mondo la pandemia è dominata dalla variante Delta.
La variante Delta causa decorsi più gravi rispetto ai ceppi che hanno prevalso precedentemente in Svizzera. Da un ampio studio in Inghilterra è emerso come il rischio di ospedalizzazione nei pazienti e nelle pazienti con variante Delta sia due volte superiore rispetto ai pazienti e alle pazienti con variante Alpha[10]. In Scozia[11] e in Canada[12] è stato riscontrato un aumento simile.
Omicron
Il 23 novembre 2021, in Sudafrica e Botswana è stata identificata per la prima volta una nuova variante di SARS-CoV-2 che si contraddistingue per l’elevato numero di mutazioni nella proteina Spike. Il 26 novembre 2021, l’Organizzazione mondiale della sanità ha classificato tale variante come «preoccupante» e le ha attribuito il nome «Omicron» [13]. Nel frattempo, la variante è stata rilevata in diversi Paesi europei, in Australia, in Canada e a Hong Kong [14],[15], nella maggior parte dei casi in relazione a persone provenienti dai Paesi dell’Africa meridionale. Fino a oggi (29.11.2021), la variante non è stata ancora riscontrata in Svizzera.
A livello genetico, Omicron è strettamente collegata alle varianti in circolazione nella prima metà del 2020 e non si è sviluppata direttamente da un’altra variante preoccupante[16]. Omicron si differenzia dalle varianti originariamente in circolazione per la presenza di circa 30 mutazioni nella proteina Spike[17], le quali hanno notevolmente modificato segmenti importanti della proteina Spike. Ciò potrebbe comportare una minore capacità di neutralizzazione della variante da parte degli anticorpi (con conseguente evasione immunitaria parziale) e una maggiore efficacia nel legarsi alle cellule umane da parte del virus (con conseguente aumento della velocità di trasmissione).
Dall’inizio di novembre, Omicron si è diffusa rapidamente in diverse regioni del Sudafrica[18]. In precedenza, la variante dominante in quest’area era la Delta che, a differenza di Omicron, non ha fatto registrare un aumento della diffusione. Sulla base di queste osservazioni epidemiologiche e delle mutazioni nella proteina Spike descritte in precedenza, si teme che Omicron abbia una trasmissibilità più elevata rispetto a Delta e che la vaccinazione o l’immunità conseguente all’infezione garantiscano una protezione meno efficace contro Omicron (fuga immunitaria). Non esistono però ancora informazioni quantitative concrete sulla velocità di trasmissione di Omicron, sulla portata della fuga immunitaria o sulla gravità dei decorsi. In particolare, non è chiaro se una parziale fuga immunitaria riduca solo il livello di protezione dall’infezione o se riduca anche la protezione da decorsi gravi nelle persone vaccinate e guarite.
Spetterà ai test di laboratorio, agli studi clinici e alle analisi epidemiologiche fornire una valutazione dettagliata di queste mutazioni nella proteina Spike da parte di Omicron. I laboratori di tutto il mondo stanno lavorando per verificare l’eventuale presenza di una (seppur parziale) fuga immunitaria dagli anticorpi. Ciò può essere predetto sulla base della sequenza, ma non è possibile ad oggi definire la portata di tale fuga. Inoltre, gli esperti stanno seguendo con attenzione la situazione epidemiologica in Sudafrica e le prime informazioni in merito a eventuali infezioni postvaccinali sono attese a breve.
Protezione vaccinale nel tempo con due dosi di vaccino
La vaccinazione ha molteplici effetti: protegge dal contagio, dalla trasmissione dell’infezione, da decorsi gravi e dal decesso. È importante mantenere separati questi vari effetti in quanto scemano con velocità diverse nel tempo e nelle fasce d’età. Tramite i vaccini è quindi possibile ridurre sia la diffusione che il carico della malattia. L’obiettivo su cui ci si concentra tra i due determina la strategia vaccinale, ossia quali fasce d’età vengono vaccinate con quali tempistiche nonché se e quando ricorrere a una terza dose.
Di seguito presentiamo brevemente lo stato delle conoscenze su questi effetti vaccinali e sul loro declino nel tempo:
Protezione dall’infezione (sintomatica e asintomatica) con due dosi di vaccino
È difficile stimare l’efficacia della vaccinazione sulle infezioni, comprese quelle asintomatiche, in quanto proprio le infezioni asintomatiche sono difficili da rilevare. Esistono indizi convergenti di una minor efficacia dei vaccini a mRNA contro le infezioni da variante Delta di SARS-CoV-2, comprese le infezioni asintomatiche. Secondo dati provenienti da Israele, l’efficacia contro l’infezione del vaccino BioNTech/Pfizer è pari al 39% (95% IC: 9-59%)[19] e, secondo dati provenienti dalla Scozia, al 79% (95% IC: 75-82%)[20]. In un rapporto dello studio REACT viene calcolata un’efficacia vaccinale contro le infezioni del 49% (95% IC: 22-67%)[21] (non è stata effettuata una distinzione tra i vaccini impiegati in Inghilterra).
Protezione dall’infezione sintomatica con due dosi di vaccino
Rispetto alle varianti del virus che avevano prevalso nel 2020 e alla variante Alpha, la protezione vaccinale contro le infezioni sintomatiche da variante Delta risulta ridotta. Negli studi precedenti l’approvazione, l’efficacia contro le varianti del virus prevalenti nel 2020 era stata stimata al 95% per BioNTech/Pfizer (95% IC: 90-98%)[22] e al 94% per Moderna (95% IC, 89-97%)[23]. Secondo un rapporto di Public Health England,[24] l’efficacia dell’89% (95% IC: 87-90%) contro la variante Alpha è scesa al 79% (95% IC: 78-80%) contro la variante Delta (vedere anche[25],[26]; BioNTech/Pfizer). Da dati canadesi emerge un’efficacia contro le infezioni sintomatiche da variante Delta dell’85% (95% IC: 78-89%)[27] (BioNTech/Pfizer e Moderna). Secondo uno studio condotto in California[28], l’efficacia del vaccino Moderna contro le infezioni da variante Delta è pari all’87% (95% IC: 84-89%), mentre contro le infezioni da variante Alpha è pari al 98% (95% IC: 97-99%). Secondo questo studio, dopo cinque mesi l’efficacia contro la variante Delta scende all’80% (95% IC: 70-87%). A 6 mesi dalla seconda dose di vaccino, studi israeliani stimano un’efficacia di BioNtech/Pfizer di appena il 40% (95% IC: 9-61%)[29] e una probabilità più che raddoppiata di infezioni postvaccinali dopo 3 mesi[30]. Per il vaccino BioNTech/Pfizer, un nuovo studio condotto in Svezia[31] stima che la protezione contro l’infezione sintomatica, del 92% (95% IC: 92-93%) tra due e quattro settimane dopo la vaccinazione, cali fino allo 0% dopo 210 giorni. Per il vaccino Moderna, la protezione del 96% (95% IC: 94-97%) tra due e quattro settimane dopo la vaccinazione si è ridotta al 59% (95% IC: 18-79%) dopo 180 giorni. Le stime di questo studio si riferiscono soprattutto alla variante Delta. Riepilogando, significa che secondo le stime, 6 mesi dopo la doppia vaccinazione con un vaccino a mRNA il rischio di contrarre la variante Delta è dimezzato rispetto a quello delle persone non vaccinate.
Protezione dal decorso grave / dall’ospedalizzazione con due dosi di vaccino
La protezione vaccinale contro un decorso grave è inizialmente elevata anche per la variante Delta. L’efficacia si attesta attorno al 96% (95% IC: 91-98%) sulla base di dati provenienti dalla Gran Bretagna[32],[33] e all’88% (95% IC: 78,9-93,2%) sulla base di dati provenienti da Israele[34]. Tali stime fanno riferimento alla protezione delle persone vaccinate rispetto a quelle non vaccinate e non sono suddivise in base ai diversi vaccini impiegati nei Paesi menzionati. Secondo un preprint[35] basato su dati provenienti dalla California, il vaccino di Moderna protegge al 98% (95% IC: 93-99%) dall’ospedalizzazione in seguito a un’infezione da variante Delta. Secondo uno studio israeliano[36], corroborato dalle analisi di Public Health England[37] e da uno studio svedese[38], la protezione contro decorsi gravi sembra ridursi nel tempo.
Nei dati svizzeri abbiamo rilevato una protezione vaccinale contro l’ospedalizzazione di circa il 90% o più in tutte le fasce d’età nei mesi di luglio, agosto e settembre 2021[39]. Da ottobre, in Svizzera stiamo tuttavia assistendo a una diminuzione dell’efficacia tra gli ultraottantenni, passata dall’89-94% di settembre al 73-87%[40]. Questa diminuzione dell’efficacia è in linea con i dati provenienti da altri Paesi.
Ciò significa che le persone giovani vaccinate con doppia dose continuano a essere protette da un’ospedalizzazione circa 20 volte meglio rispetto alle persone non vaccinate (corrispondente a una protezione del 95%). Nelle persone più anziane vaccinate con doppia dose la protezione si è ridotta, ma rimane ancora circa 5 volte migliore (corrispondente a una protezione dell’80%).
Protezione dalla trasmissione con due dosi di vaccino
La vaccinazione impedisce la diffusione di SARS-CoV-2 attraverso almeno due meccanismi: in primo luogo, riducendo le infezioni sintomatiche e asintomatiche e quindi il numero di persone contagiate (vedere quanto riportato sopra) e, in secondo luogo, riducendo la diffusione del virus da parte di coloro che si contagiano nonostante la vaccinazione. Anche in caso di contagio, infatti, una persona vaccinata trasmette più raramente il virus rispetto a una persona non vaccinata. Un preprint[41] descrive uno studio in cui è stato stimato che il rischio di trasmissione in caso di infezione postvaccinale da variante Delta dopo due iniezioni di vaccino a mRNA di BioNTech/Pfizer sia inferiore di circa il 66% rispetto alle persone non vaccinate (ciò significa che le persone infette non vaccinate trasmettono il virus 3 volte di più rispetto alle persone infette vaccinate). I motivi esatti di questa protezione non sono noti; una possibile spiegazione potrebbe essere ad esempio la minor durata della fase contagiosa[42] oppure una minor quantità di particelle infettive del virus nelle persone vaccinate che lo trasmettono[43]. Nei primi 3,5 mesi dopo due dosi di vaccino, la protezione scende fino a circa il 20%.
Effetto della terza dose di vaccino
Protezione dal contagio con la terza dose di vaccino
Una serie di studi dimostra che una terza dose di vaccino aumenta la protezione dall’infezione. Secondo alcuni studi israeliani, con la terza dose di vaccino la protezione dall’infezione aumenta del 50% circa, arrivando almeno al 95% in tutte le fasce d’età [44] inclusi gli ultrasessantenni [45]. Secondo un nuovo preprint dall’Inghilterra, una terza dose di vaccino BioNTech/Pfizer negli ultracinquantenni aumenta la protezione dall’infezione sintomatica al 94% (95% IC: 93-95%)[46]. Il risultato è coerente con quanto riportato in due preprint[47], [48] che descrivono come la terza dose di vaccino aumenti di 10 volte il livello di anticorpi neutralizzanti (rispetto al livello rilevato subito prima della terza dose di vaccino). Contemporaneamente, in caso di contagio la carica virale risulta ridotta[49] così come, probabilmente, anche la trasmissione dell’infezione dopo la terza dose di vaccino.
Riepilogando, con la terza dose di vaccino la protezione dall’infezione aumenta da circa 2 a 20 volte in tutte le fasce d’età rispetto alle persone non vaccinate.
Protezione dall’ospedalizzazione
La protezione dall’ospedalizzazione con la terza dose di vaccino è stata stimata al 93% per le persone con più di 40 anni in confronto a un gruppo di controllo che aveva ricevuto la seconda dose di vaccino più di 5 mesi prima [50] e al 95% negli ultrasessantenni [51]. In particolare, negli ultraottantenni la protezione aumenta dall’80% al 95%[52]. Per la Svizzera ciò significa che, a grandi linee, in questa fascia d’età la terza dose di vaccino può evitare fino a 10 000 ospedalizzazioni (calcolo della Task Force del 21.09.2021: allegato A in [53]).
Obiettivi della campagna vaccinale
L’obiettivo primario della campagna vaccinale svizzera è stato offrire rapidamente alle persone una protezione dai decorsi gravi. Pertanto, sono state somministrate due dosi di vaccino a distanza molto ravvicinata (solitamente 3-4 settimane). Per altri vaccini non replicanti l’immunizzazione di base viene considerata conclusa solo dopo una terza dose a distanza di 6-12 mesi (ad es. epatite A e B, TBE, Haemophilus influenzae di tipo B, poliovirus, difterite, tetano o pertosse). La terza dose di vaccino non ha quindi carattere di straordinarietà e potrebbe portare a una protezione più duratura in tutte le fasce d’età, cosicché per la popolazione generale non sarebbero probabilmente necessarie vaccinazioni di richiamo annuali. A lungo termine, dopo un percorso vaccinale a tre dosi, leggere infezioni naturali potrebbero probabilmente generare una protezione ampia anche contro nuove varianti e facilitare il passaggio del SARS-CoV-2 alla fase di endemicità.
Se l’obiettivo principale della campagna vaccinale è quello di ridurre il rischio individuale di ospedalizzazione, al momento, sulla base dei dati internazionali nonché di quelli svizzeri, le terze dosi di vaccino sono indicate per la popolazione più anziana (rimandiamo anche ai calcoli della Task Force del 21.9.2021: allegato A in [54]).
Se l’obiettivo è ridurre le infezioni, sulla base dei dati, la terza vaccinazione (6 mesi dopo la seconda dose di vaccino) è indicata per tutte le fasce d’età (vedere anche le Conclusions nel Policy Brief del 25.06.2021 [55]). Queste terze vaccinazioni sarebbero uno strumento efficace per ridurre il numero di infezioni quest’inverno (dopo la terza dose, la protezione dall’infezione aumenta da 2 a 20 volte rispetto alle persone non vaccinate, vedere quanto riportato sopra). In un position paper[56] alcuni scienziati tedeschi, con l’ausilio delle simulazioni, sostengono che una campagna di richiamo con una velocità di vaccinazione del 7% alla settimana potrebbe mostrare i primi effetti sulla diffusione delle infezioni già dopo un mese. Questa riduzione delle infezioni permette di ridurre la circolazione del virus e quindi la pressione sul sistema sanitario. Al contempo, le persone che non possono proteggersi direttamente con la vaccinazione (ad esempio i minori di 12 anni) possono essere protette dalla terza vaccinazione dei genitori o di altre persone di riferimento: dopo la terza dose di vaccino tali persone di riferimento hanno una protezione contro l’infezione 20 volte superiore e riducono quindi il rischio di essere portatori. Evitando le infezioni è possibile ridurre ulteriormente la prevalenza di conseguenze tardive o a lungo termine da COVID-19 (long COVID).
Quellen:
[1] https://sciencetaskforce.ch/en/scientific-update-of-23-november-2021/
[2] https://sciencetaskforce.ch/it/tasso-di-riproduzione/ e https://ibz-shiny.ethz.ch/covid-19-re-international//: le stime del tasso Re negli ultimi giorni possono subire delle leggere variazioni, che si verificano in particolare nelle regioni di piccole dimensioni, in caso di dinamiche dall’andamento variabile o di un numero di casi ridotto.
[3] https://ibz-shiny.ethz.ch/covidDashboard/trends: a causa dei ritardi nelle segnalazioni, per i casi confermati e per ospedalizzazioni o decessi non vengono presi in considerazione rispettivamente gli ultimi tre e cinque giorni.
[4] https://ibz-shiny.ethz.ch/covidDashboard/, Dashboard Time Series
[5] https://sciencetaskforce.ch/it/aggiornamento-scientifico-26-ottobre-2021/
[7] https://www.covid19.admin.ch
[8] https://cov-spectrum.ethz.ch/
[9] https://assets.publishing.service.gov.uk/government/uploads/system/uploads/attachment_data/file/993358/s1288_Warwick_RoadMap_Step_4.pdf
[10] https://www.thelancet.com/journals/laninf/article/PIIS1473-3099(21)00475-8/fulltext
[11] https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(21)01358-1/fulltext
[12] https://doi.org/10.1101/2021.07.05.21260050
[13] https://www.who.int/news/item/26-11-2021-classification-of-omicron-(b.1.1.529)-sars-cov-2-variant-of-concern
[14] https://bnonews.com/index.php/2021/11/omicron-tracker/
[16] https://nextstrain.org/ncov/gisaid/global
[17] https://www.gisaid.org/hcov19-variants/
[18] https://www.nicd.ac.za/frequently-asked-questions-for-the-b-1-1-529-mutated-sars-cov-2-lineage-in-south-africa/
[19] https://www.gov.il/BlobFolder/reports/vaccine-efficacy-safety-follow-up-committee/he/files_publications_corona_two-dose-vaccination-data.pdf
[20] https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(21)01358-1/fulltext
[21] https://spiral.imperial.ac.uk/bitstream/10044/1/90800/2/react1_r13_final_preprint_final.pdf
[22] https://www.nejm.org/doi/10.1056/NEJMoa2034577
[23] https://www.nejm.org/doi/10.1056/NEJMoa2035389
[24] https://assets.publishing.service.gov.uk/government/uploads/system/uploads/attachment_data/file/1010472/Vaccine_surveillance_report_-_week_32.pdf
[25] https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa2108891
[26] https://doi.org/10.1101/2021.07.05.21260050
[27] https://www.alberta.ca/stats/covid-19-alberta-statistics.htm#vaccine-outcomes
[28] https://www.medrxiv.org/content/10.1101/2021.09.29.21264199v1.full.pdf
[29] https://www.gov.il/BlobFolder/reports/vaccine-efficacy-safety-follow-up-committee/he/files_publications_corona_two-dose-vaccination-data.pdf
[30] https://www.nature.com/articles/s41467-021-26672-3.pdf
[31] https://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=3949410
[32] https://assets.publishing.service.gov.uk/government/uploads/system/uploads/attachment_data/file/1010472/Vaccine_surveillance_report_-_week_32.pdf
[33] https://khub.net/web/phe-national/public-library/-/document_library/v2WsRK3ZlEig/view_file/479607329?_com_liferay_document_library_web_portlet_DLPortlet_INSTANCE_v2WsRK3ZlEig_redirect=https%3A%2F%2Fkhub.net%3A443%2Fweb%2Fphe-national%2Fpublic-library%2F-%2Fdocument_library%2Fv2WsRK3ZlEig%2Fview%2F479607266
[34] https://www.gov.il/BlobFolder/reports/vaccine-efficacy-safety-follow-up-committee/he/files_publications_corona_two-dose-vaccination-data.pdf
[35] https://www.medrxiv.org/content/10.1101/2021.09.29.21264199v1.full.pdf
[36] https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa2114228
[37] https://assets.publishing.service.gov.uk/government/uploads/system/uploads/attachment_data/file/1017309/S1362_PHE_duration_of_protection_of_COVID-19_vaccines_against_clinical_disease.pdf
[38] https://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=3949410
[39] https://sciencetaskforce.ch/it/aggiornamento-scientifico-26-ottobre-2021/
[40] https://sciencetaskforce.ch/it/aggiornamento-scientifico-26-ottobre-2021/
[41] https://www.medrxiv.org/content/10.1101/2021.09.28.21264260v1.full.pdf
[42] https://www.medrxiv.org/content/10.1101/2021.07.28.21261295v1.full.pdf
[43] https://www.medrxiv.org/content/10.1101/2021.08.20.21262158v1
[44] https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(21)02249-2/fulltext
[45] https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa2114255
[46] https://www.medrxiv.org/content/10.1101/2021.11.15.21266341v1.full.pdf
[47] https://www.medrxiv.org/content/10.1101/2021.09.29.21264089v1.full
[48] https://www.medrxiv.org/content/10.1101/2021.10.10.21264827v2.full.pdf
[49] https://www.nature.com/articles/s41591-021-01575-4
[50] https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(21)02249-2/fulltext
[51] https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa2114255
[52] https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa2114255
[53] https://sciencetaskforce.ch/it/aggiornamento-scientifico-26-ottobre-2021/
[54] https://sciencetaskforce.ch/it/aggiornamento-scientifico-26-ottobre-2021/
[55] https://sciencetaskforce.ch/wp-content/uploads/2021/06/Protection_Duration16Jun2021_EN.pdf