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Sintesi
Da metà novembre 2021 i casi di SARS-CoV-2 segnalati in Svizzera stanno aumentando con un tempo di raddoppio di circa due settimane (seguente paragrafo 1). Ciò corrisponde a un aumento settimanale del 40% circa. Si attendeva un conseguente aumento del carico sugli ospedali qualche tempo dopo, di uguale dinamica. Effettivamente il numero di nuove ospedalizzazioni aumenta ora del 40% circa a settimana e prevediamo quindi un raddoppio delle nuove ospedalizzazioni tra due settimane. Inoltre al momento sono occupati circa 160 letti UCI, con un incremento settimanale del 20% (12-28%). Riportiamo (seguente paragrafo 4) che, quando il numero di pazienti COVID-19 in un’unità di terapia intensiva è superiore a circa 200, diventa necessario rinviare alcuni interventi. Quando il numero di pazienti COVID-19 in un’unità di terapia intensiva è superiore a circa 300, non è più possibile mantenere la consueta qualità di cura e viene applicato un triage implicito. Se la dinamica dell’epidemia non muta, questo limite verrà raggiunto nel corso di dicembre. Complessivamente calcoliamo che il potenziale carico futuro della malattia rientri nello stesso ordine di grandezza dell’intero carico della malattia registrato finora, in linea anche con le stime per la Germania1.
Al momento la situazione epidemiologica svizzera si sta evolvendo in maniera simile a quella austriaca, ricalcandone lo sviluppo con circa 3-5 settimane di ritardo (seguente paragrafo 3). Nelle scorse settimane i casi confermati sono aumentati a una velocità simile in entrambi i Paesi, così come l’occupazione di letti in ospedale e terapia intensiva. Sulla base del numero di casi, la situazione attuale è paragonabile alla situazione austriaca di circa 3 settimane fa. Sulla base dei dati ospedalieri, invece, la situazione svizzera è paragonabile alla situazione austriaca di circa 5 settimane fa. Pertanto, se la dinamica non muta, ci si aspetta che, nel corso di dicembre, in Svizzera si registrerà una situazione epidemiologica simile a quella austriaca attuale.
Le prime, seconde e terze vaccinazioni evitano i casi di malattia nel tempo (seguente paragrafo 2). Finora l’obiettivo primario della campagna vaccinale è stato quello di proteggere le persone dal ricovero in ospedale. Dall’analisi di dati svizzeri e internazionali emerge quanto segue: poco dopo la seconda dose di vaccino la protezione dall’ospedalizzazione è pari al 90-95%. Ciò significa che, in seguito al contagio, le persone non vaccinate hanno una probabilità da 10 a 20 volte maggiore di essere ospedalizzate per via del COVID-19 rispetto alle persone vaccinate. Dopo 4-6 mesi, nella popolazione più anziana la protezione scende al 60-80% circa (le persone non vaccinate hanno una probabilità da 3 a 5 volte maggiore di essere ospedalizzate rispetto alle persone vaccinate), portando a un aumento delle degenze ospedaliere di persone di questa fascia d’età che hanno ricevuto due dosi di vaccino. Nella popolazione più giovane la protezione rimane elevata, pur iniziando a mostrare segni di un lieve calo secondo i dati internazionali. Con la somministrazione di una terza dose di vaccino la protezione viene riportata ad almeno il 95%. Dopo la terza dose di vaccino le persone presentano quindi un rischio di ospedalizzazione in seguito a un contagio 20 volte inferiore rispetto alle persone non vaccinate.
La terza vaccinazione persegue due obiettivi (seguente paragrafo 1 e nuovo Policy Brief2). Il primo obiettivo è quello di ridurre i ricoveri per COVID-19 ripristinando la protezione del 95 per cento contro l’ospedalizzazione. Se la maggior parte delle persone che ha ricevuto due dosi di vaccino ne riceverà una terza prima di essere contagiata, in Svizzera sarà quindi potenzialmente possibile evitare da 10 000 a 20 000 ospedalizzazioni circa presso gli ultrasettantenni. Anche la somministrazione di due dosi di vaccino a tutte le persone non ancora vaccinate prima che siano contagiate riduce il carico della malattia di circa 10 000-20 000 ospedalizzazioni.
Il secondo importante obiettivo della terza vaccinazione è la riduzione dei contagi (seguente paragrafo 1 e Policy Brief2). Immediatamente dopo la doppia vaccinazione con un vaccino a mRNA la protezione dal contagio si attesta al 90-95%. Ciò significa che una persona non vaccinata ha una probabilità 10-20 volte maggiore di essere contagiata da SARS-CoV-2 rispetto a una persona vaccinata. Dopo 6 mesi la protezione scende al 50% circa. Ciò significa che le persone non vaccinate hanno una probabilità doppia di essere contagiate da SARS-CoV-2 rispetto alle persone vaccinate. Pertanto, tutti coloro che sono stati vaccinati all’inizio dell’estate corrono ormai un rischio notevolmente più elevato di essere contagiati. Il personale sanitario corre un rischio particolarmente elevato essendo stato vaccinato notevolmente prima e restando molto esposto. Con la terza dose di vaccino è possibile riportare la protezione al 95%. Tale effetto protegge i singoli dal contagio e dalla conseguente possibilità di compromissione acuta o prolungata dello stato di salute e contribuisce a rallentare l’ondata epidemica in Svizzera.
La portata dell’effetto positivo della terza dose di vaccino in termini di ospedalizzazioni e contagi dipende dalla velocità di vaccinazione. Alla fine di dicembre 2021, il 37% delle persone avrà ricevuto la seconda dose di vaccino da oltre 6 mesi prima3. Per permettere dunque a tutte le persone che hanno ricevuto due dosi di vaccino 6 mesi prima di ricevere una vaccinazione di richiamo entro la fine del 2021, in media dovrebbe essere somministrata la vaccinazione di richiamo all’1% delle persone al giorno.
Per mantenere stabile il sistema sanitario e proteggere tramite la vaccinazione i bambini e le persone con una protezione insufficiente, oltre alle prime, seconde e terze vaccinazioni è efficace ridurre le situazioni con un elevato rischio di trasmissione del virus. Gli strumenti più validi atti a evitare chiusure sono già stati discussi più volte (ad es. paragrafo 3.1 di 4). Oltre a una riduzione generale del numero di contatti con un elevato rischio di trasmissione, risulta efficace la combinazione di mascherine, distanza, ventilazione corretta, certificati e test regolari. Per quanto riguarda i certificati occorre osservare che, nel caso della regola 3G (accesso consentito a vaccinati, guariti e testati), le persone testate non sono protette dal contagio ed è quindi evidente la necessità di indossare sistematicamente una mascherina in caso di circolazione elevata del virus (paragrafo 3.1 di 4). Negli eventi a cui partecipano solo persone vaccinate o guarite (regola 2G), i partecipanti sono protetti dal contagio almeno al 50% circa, anche qualora la vaccinazione non sia recente (seguente paragrafo 1). In generale, ove sia inevitabile rinunciare alle mascherine, il numero di contagi nell’ambito di eventi può essere ridotto dalla terza vaccinazione o testando anche le persone vaccinate e guarite.
I bambini non possono ancora proteggersi direttamente dal contagio con la vaccinazione (seguente paragrafo 6). Nelle scuole il rischio di focolai di grandi dimensioni può essere ridotto tramite mascherine, test regolari e ventilazione con l’ausilio di sensori di CO2 (paragrafo 3.2 dell’aggiornamento scient. del 17.8.21,4 e paragrafo 2 dell’aggiornamento scient. del 21.9.21,5). I bambini possono inoltre essere protetti dal contagio tramite la terza vaccinazione delle persone di riferimento, fino a quando non avranno la possibilità di vaccinarsi direttamente. Con la vaccinazione i bambini potranno proteggersi autonomamente dal contagio e, allo stesso tempo, frenare ulteriormente la circolazione del virus. Negli Stati Uniti sono già stati vaccinati più di 1 milione di bambini. In Svizzera, Moderna e BioNTech hanno presentato a Swissmedic una richiesta di autorizzazione per la vaccinazione dei minori di 12 anni,6 (Moderna 6-11 anni, BioNTech 5-11 anni).
In sintesi emerge che la riduzione dei contagi, e quindi il rallentamento dell’ondata epidemica in Svizzera, comporta una serie di importanti vantaggi. In primo luogo, permette alle persone di ricevere la terza dose di vaccino prima di essere contagiate e di avere quindi una protezione nettamente migliore contro la malattia e l’ospedalizzazione. In questo modo il numero previsto di contagi e ospedalizzazioni non viene rinviato a un momento successivo, bensì effettivamente ridotto nel tempo. In secondo luogo, si riduce la diffusione e di conseguenza il picco di carico sul sistema sanitario grazie al maggior numero di persone che possono ricevere la terza dose di vaccino e alla distribuzione su un lasso di tempo più lungo delle ospedalizzazioni che si verificano comunque (di persone sia non vaccinate che vaccinate). In terzo luogo, aumenta la possibilità di mantenere una gestione disciplinata della scuole e di permettere ai bambini che lo desiderano di farsi vaccinare prima di essere contagiati.