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La Task Force scientifica nazionale COVID-19 è stata sciolta il 31 marzo 2022.

È stata sostituita dal Comitato scientifico consultivo COVID-19, in modo che i cantoni e la Confederazione possano continuare a beneficiare delle competenze scientifiche nel contesto della pandemia di SARS-CoV-2.

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Aggiornamento scientifico, 26 Ottobre 2021

Testo originale in tedesco

Sintesi

Da metà ottobre 2021, il numero dei contagi confermati di SARS-CoV-2 è tornato a salire, il tasso di riproduzione è stimato a 1,1-1,4 e al momento si prevede un tempo di raddoppio di circa 2 [1,5 – 5] settimane. Se tale aumento persiste, esso si rifletterà con tempistiche differite anche sul numero di ospedalizzazioni e successivamente sul numero di letti occupati in terapia intensiva. Al momento si ricorre all’ospedalizzazione per circa il 2% dei casi confermati. Il numero di posti letto occupati in terapia intensiva è attualmente a 2,5 raddoppi di distanza dal picco massimo dell’autunno 2020.

 

Al momento, fine ottobre 2021, in Svizzera si contano circa 1,6 milioni di persone non ancora immunizzate contro il virus SARS-CoV-2 tramite la vaccinazione o la contrazione dell’infezione. Il numero previsto di ospedalizzazioni dovute al COVID-19 dipende da quante di queste persone si sottoporranno alla vaccinazione prima di infettarsi. L’accelerazione dei contagi che si delinea in questo momento potrebbe evidenziare che gran parte di queste persone non vaccinate sia incline all’infezione. Dai modelli dell’ECDC (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie) emerge che in Svizzera il numero di ospedalizzazioni giornaliere nell’autunno e nell’inverno 2021/22 potrebbe essere ancora più alto rispetto all’inverno precedente. Si stima che durante la seconda ondata verificatasi nell’autunno e nell’inverno 2020/21 siano stati rinviati 19 000 interventi medici e l’analisi dei dati relativi alle ospedalizzazioni suggerisce triage informali1. A pagare le spese di questa situazione sono i e le pazienti con COVID-19, nonché le persone che hanno bisogno di un trattamento medico per altre ragioni.

 

Qualora a causa di una rapida diffusione dell’epidemia il sistema sanitario rischi nuovamente il sovraccarico, quest’ultimo può essere evitato tramite l’attuazione delle dovute misure, che aiuterebbero inoltre a frenare la circolazione del virus. Dei piani d’igiene ampliati che comprendano l’utilizzo più frequente delle mascherine, il distanziamento sociale e l’arieggiamento possono ridurre il rischio di contagio. Le chiusure sono un modo ulteriore per ridurre i contatti e più in generale la trasmissione del virus, tuttavia è opportuno cercare di evitarle il più possibile per ragioni sociali ed economiche. Per scongiurare le chiusure, qualora sussista il rischio di un sovraccarico del sistema sanitario, una misura possibile è la modifica del certificato COVID, ad esempio riducendo il periodo di validità dei tamponi o consentendo l’accesso solo a guariti e vaccinati in occasione di eventi ad alto rischio di trasmissione.

 

Ulteriori vaccinazioni possono prevenire il sovraccarico del sistema sanitario e permettere la graduale abolizione delle misure restanti. Spagna e Portogallo hanno raggiunto un livello di copertura vaccinale tale che, nonostante le poche misure in vigore, il sistema sanitario non subisce una pressione eccessiva. In Gran Bretagna, il cui tasso di vaccinazione è compreso tra quello di Svizzera e Portogallo/Spagna, il numero di casi, ospedalizzazioni e decessi sta aumentando settimanalmente di circa il 15-20%.

 

Le persone che hanno ricevuto due dosi di vaccino hanno ancora un buon livello di protezione contro il decorso grave, l’ospedalizzazione o il decesso. Fino a settembre 2021, i dati relativi alla Svizzera non hanno evidenziato alcuna diminuzione dell’efficacia dei vaccini contro i decorsi gravi in nessun gruppo di età. Ora, ad ottobre, nelle persone più anziane si osserva una diminuzione dell’efficacia del vaccino contro l’ospedalizzazione. Tra gli over 80 il grado di protezione è calato dall’89-94% di settembre al 73-87% di ottobre. Sulla base dei dati provenienti da Israele e Gran Bretagna, che sono riusciti a vaccinare ancor prima un’ampia fetta della popolazione, tale riduzione del grado di protezione nei gruppi particolarmente a rischio era prevedibile anche per la Svizzera. Secondo i dati internazionali, la somministrazione di una terza dose di vaccino può prevenire questa riduzione. Si stima che, in tal modo, la Svizzera potrebbe prevenire circa 6000-12 000 ospedalizzazioni per le persone oltre gli 80 anni, mentre per la fascia di età 70-79 anni, per la quale sulla base dei dati internazionali si attende altresì una riduzione del grado di protezione, si stima che si potrebbero evitare circa 3000-6000 ospedalizzazioni.

 

Le persone guarite hanno lo stesso grado di protezione dall’infezione di chi è vaccinato 2,3. Di conseguenza, dal punto di vista scientifico, non vi è alcuna argomentazione contro la decisione di introdurre la stessa durata di validità del certificato sia per vaccinati che per guariti. Una singola dose di vaccino per i guariti aumenta ulteriormente il loro grado di protezione e può portare beneficio in particolare alle persone la cui guarigione è stata provata con i test anticorpali.

 

Per la sanità pubblica sono rilevanti sia le conseguenze sulla salute acute che quelle a lungo termine provocate dall’infezione da SARS-CoV-2. Questo documento si concentra sulle conseguenze acute, e in particolare sul numero di ospedalizzazioni, poiché il sistema sanitario potrebbe subire una forte pressione nei prossimi mesi. In alcune delle persone infette, l’infezione da COVID-19 provoca problemi di salute a lungo termine («long Covid») che sono stati discussi nel dettaglio in altre sedi4.

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